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Il diavolo e la parodia della Champions League

di Emiliano Cuppone

Nell’ultimo strascico estivo di San Siro va in scena una parodia della Champions League.
Gli spalti semivuoti sembrano la cornice perfetta ad uno “spettacolo” che definire tale sembra un’offesa al significato della parola. Questo inizio di stagione del Milan più che rossonero sembra grigio, ci riduciamo ad accontentarci di una partita chiusa senza subire reti, la prima volta in stagione dopo quattro partite ufficiali.
Il diavolo sembra aver perso tutta la sua fama, perché non incute timore a nessuno, ormai le avversarie entrano in quella che una volta era la scala del calcio con la convinzione di poter fare la partita e portare a casa un risultato importante. L’ha fatto Ferrara con la sua Samp, si è ripetuto Colantuno con la dea nerazzurra, ci ha provato Ven der Brom con il suo Anderlecht che nel primo tempo ha messo sotto la squadra di Allegri per lunghi tratti, chiudendo addirittura con una percentuale di possesso palla superiore a quella del Milan.
Il diavolo gioca in casa senza personalità, raccoglie fischi sin dalla chiusura della prima frazione, abbassa la testa e torna a casa con un altro risultato negativo ed un sacco pieno di critiche e pochi punti. Si parlava di parodia della Champions, non si esagera, perché San Siro è l’unico stadio che non si presenta con il tutto esaurito, perché Milan-Anderlecht è l’unica partita che si chiude a reti inviolate, perché la partita non offre alcuno spunto interessante, se non di critica. In una competizione che attira tifosi da tutte le parti del mondo, in un campionato dell’eccellenza calcistica europea che impone di giocare a viso aperto, a Milano si riesce ad offrire solo un abulico ping pong fra due squadre che non si rendono quasi mai pericolose, di fronte a quei quattro gatti che hanno deciso di sfidare la stanchezza del dopo ufficio, rischiando di addormentarsi sui non comodissimi seggiolini di San Siro.
Il Milan non ha gioco, non ha personalità, non ha più fiducia in sé stesso e, soprattutto, ha un allenatore che non sembra riuscire a far nulla per cambiare questo cupo stato di cose. Massimiliano Allegri continua a predicare bene e razzolare male, perché continua a chiedere coraggio e poi casca nuovamente in due cambi che sfiorano il ridicolo. Fuori Boateng (certo non brillante, ma meno svogliato ed irritante rispetto alle ultime uscite) ed Emanuelson (l’unico veramente vivo seppure sprecone lì davanti), per inserire El Shaarawy (che entra e prova a spaccare la partita in due, dimostrando che forse dopo la buona prova di sabato avrebbe meritato la maglia da titolare) e Constant (impalpabile, pasticcione, oseremmo dire inutile). Allegri non rischia neanche questa volta il tridente, non rischia neanche questa volta di sbilanciarsi per trovare una vittoria che continua ad inseguire a parole ed evitare nei fatti.
Un altro spettacolo pietoso a San Siro, sembra che, nonostante i fischi non manchino, la compagnia teatrale del livornese non voglia smettere di proporre repliche di una sceneggiata deprimente che poco ha a che fare con la storia del Milan. Il pubblico, naturalmente, non apprezza, non accorre in massa e non perde occasione per sottolineare il proprio disappunto, ci mancavano solo le arance, ma l’autunno è alle porte e, se le cose non dovessero cambiare in fretta, siamo sicuri che arriveranno anche quelle. Massimiliano Allegri deve avere il coraggio di cambiare, a partire dal modulo per finire con la mentalità della squadra, solo così potrà convincere l’esigente popolo rossonero a cambiare atteggiamento e magari riuscirà a smuovere dal divano chi resta a casa a lamentarsi davanti al televisore per portarlo nuovamente allo stadio. E’ arrivato il momento di cambiare e non riproporre, ancora, questa orribile parodia della massima competizione europea.

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