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Il carretto passava e quell'uomo gridava scandalosi

di Antonello Gioia

Premessa fondamentale: adoro "I giardini di marzo" e ho potuto apprezzare diverse volte l'emozione di ascoltarla dalla voce dei tifosi laziali all'Olimpico. nessuno, dunque, se la prenda a male. Anzi: questo penso che sia un modo garbato, sicuramente anche ironico, per sdrammatizzare su ciò che si è visto ieri durante Lazio-Milan. Diciamo che lo spettacolo è un po' venuto a mancare, sia sul piano tecnico che umano, morale, etico: gran parte di ciò che si è visto e sentito sarebbe da riporre nel cassetto dei tabellini e delle statistiche per non vederlo più.

Il 'problema' - se poi è davvero tale, stiamo parlando sempre di calcio, non di guerriglia - è che quello che si è visto e sentito bisogna analizzarlo e commentarlo. E se Lazio-Milan si è giocata il 1 marzo, e se una delle canzoni più amate dai laziali è "I giardini di marzo", e se tale brano inizia con il famosissimo verso "Il carretto passava e quell'uomo gridava..." che si presta perfettamente a ciò che la serata di ieri, tra calcio giocato e non, tra dichiarazioni e gesti della partita e del post partita, beh... Mi sia permessa e perdonata la citazione dell'immenso Battisti.

LAZIO-MILAN E I GIARDINI DI MARZO

Immaginatevi, dunque, la trasposizione tra il verso de "I giardini di marzo" e Lazio-Milan.
Il Milan di ieri sera assomigliava un po' ad un carretto: squadra lenta, confusa, disordinata, con poca voglia di incidere di determinare, come, invece, era accaduto domenica scorsa a San Siro contro l'Atalanta. Ma proprio quel carretto, riassestatosi un po' nel secondo tempo - come da dichiarazioni dello stesso Pioli - è passato indenne dall'Olimpico, mentre i biancocelesti - che sia "quell'uomo" Lotito con le sue accuse alle istituzioni, che sia "quell'uomo" Romagnoli con il suo 'Scandalosi' a fine gara, che sia "quell'uomo" Marusic con le sue espressioni ingiuriose, che sia "quell'uomo" Sarri con le sue pretese verso Pioli e Pulisic, e così via - gridavano contro Di Bello.

È andata proprio così: la gara si è decisa sull'episodio del rosso a Luca Pellegrini, sul quale Di Bello non poteva assolutamente sorvolare - il doppio giallo è sacrosanto - e sul quale Pulisic ha fatto esattamente ciò che è un calciatore è chiamato a fare, ovvero giocare fin quando l'arbitro non fischia; tra l'altro, l'americano ha ammesso di non essersi accorto, così come Di Bello, del colpo al volto di Castellanos e ha continuato a pressare Pellegrini, il quale, dal canto suo, non ha subito spazzato via il pallone per metterlo fuori, ma ha un po' gigioneggiato proteggendolo come se volesse farlo uscire senza buttarlo via. Da lì in poi: Milan in superiorità numerica e occasioni per il vantaggio, poi arrivato al minuto 88, Lazio in contropiede e molto nervosa, con altre due espulsioni sacrosante e una, su Hysaj, che manca all'appello.

E non si può neanche discutere troppo sull'arbitraggio: le decisioni prese, a livello regolamentare, risultano corrette, ma condivido bene la rabbia dei laziali per la scellerata gestione di Di Bello, non nuovo a certi protagonismi che non fanno altro che innervosire una gara già tesa e a rovinare quello che - come si diceva all'inizio - dovrebbe essere uno spettacolo quantomeno guardabile.

In fin dei conti: il Milan di ieri non era certo la bella macchina fiammante vista contro l'Atalanta, ma gridare e innervosirsi non è servito a nulla, se non a generare le solite polemiche e illazioni sugli arbitraggi. Mentre il carretto passava.


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