Ibrahimovic razzista? Proprio lui che l’ha sempre combattuto. Ha provocato e si è già scusato
Fonte: di Nicholas Reitano
Tutto gli si può dire, meno che sia una persona razzista. Se tornassimo a 34 anni fa nel quartiere periferico di Rosengard, a Malmö, probabilmente ci accorgeremmo che Zlatan fu un pioniere dell’antirazzismo in Svezia. Si sa, però, che, nella sua esistenza, sia stato una cosiddetta “testa calda”, e sarebbe da pazzi negarlo. Ma tutto ciò ha un limite, altrimenti si rischia di diventare dei Don Chisciotte con il diritto universale di parola. Ciò che fa rabbrividire, è che oggi chi definisce “razzista” Ibrahimovic, è probabilmente uno di quelli che ululò a Koulibaly e che baccagliò “zingaro di m***a” contro lo svedese nel derby della scorsa stagione finito 4-2. Vittimismo puro agli apici dell’incoerenza.
REAZIONE IN CASA - Ibrahimovic, dopo il triplice fischio di Chiffi, si è subito scusato negli spogliatoi per aver lasciato in 10 i compagni e per essere stato propagandista di tutto questa polemica, e chiarendo anche il fatto di non aver utilizzato un lessico razzista. Provocatorio e condannabile sì, ma non xenofobo. Il Milan è sempre stato in prima linea su questa tematica, soprattutto con il proprio amministratore delegato Ivan Gazidis, da sempre impegnato sul fronte discriminazioni. Ibra ha esagerato ed ha fatto "mea culpa". Ma il razzismo è tutt'altra cosa, sia chiaro.
L’11 DICEMBRE - A proposito, ecco cosa diceva Ibrahimovic del razzismo pochi giorni fa alla BBC, distruggendo questo castello di carta venutosi a creare: “Il razzismo è un problema di cui si parla da molto tempo. Credo che il calcio sia uno sport che connetta tutte le persone del mondo. Per questo motivo credo che il calcio sia una sola religione dove tutti sono i benvenuti. Quando certe cose accadono [incidenti razzisti], quando parliamo di razzismo credo che si tratti di persone poco educate o poco istruite che non hanno idea di cosa significhi vivere nel 2020. Non importa da dove vieni, chi tu sia, che colore tu sia. Siamo tutti uguali. O cambi, dando delle conseguenze reali, o non fai niente. In mezzo non c’è nulla, perché non aiuterebbe. Esiste il sì o il no.”