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Ibra a Prime Sport: "Per far avverare i sogni bisogna essere pronti a soffrire. Devo tutto alla mia mentalità"

di Manuel Del Vecchio

Zlatan Ibrahimovic, in vista dell’importante sfida di Champions League di domani sera contro l’Atletico Madrid, è stato intervistato da Prime Video. Queste tutte le dichiarazioni dello svedese:

Atletico Madrid-Milan, nonostante i risultati delle prime quattro giornate avete ancora la possibilità di passare il turno: “Ci prepariamo come sempre: lavoro fisico, concentrazione e si studia il piano della partita”.

Come stai? “Basta che sto bene fisicamente, seguo le cose che mi fanno fare con equilibrio, e se sto bene fisicamente sono presente”.

La partita d’andata contro l’Atletico: “Si giocava bene fino a quando siamo rimasti in dieci. È difficile giocare con uno in meno, soprattutto in Champions contro le squadre più forti d’Europa. Ma abbiamo fiducia e siamo concentrati. Sappiamo cosa possiamo fare e quanto bravi siamo. Poi ogni partita ha la sua “vita”, e noi ci proviamo”.

Sul Cholo Simeone: “È un grande allenatore, ha fatto grandi cose con l’Atletico Madrid. Si vede che è vivo in panchina, che ha tanta emozione e grande mentalità, con atteggiamenti e mentalità vincente. Poi ognuno ha il suo carattere, ma è una cosa che mi fa effetto e che mi stimola. Quando hai queste persone è un vantaggio. Già sai che vogliono vincere e hanno una mentalità vincente. Simeone l’ho incontrato una volta a Formentera, ci siamo salutati e abbiamo parlato un po’. Ma niente di più, non c’era la possibilità di andare all’Atletico”.

Cosa dirai ai tuoi compagni negli spogliatoi per caricarli? “Tanto. Parlo tanto e sento che ho responsabilità. Non lo programmo, quando uno è leader non è perché lo dicono gli altri, lo sei automaticamente. Ognuno prende le sue responsabilità e chi se la sente di parlare e dire quello che pensa per spingere e dare coraggio deve arrivare naturalmente. Non è “Ibra adesso devi parlare te” o “Simon, adesso devi parlare tu”, non è così. Ognuno fa il suo per prepararsi e concentrarsi. Poi se fa ancora di più per aiutare i compagni arriva naturalmente. Le parole che dico mi arrivano lì, al momento. Non le preparo, è impossibile”.

Sei soddisfatto della tua carriera? “Ho un problema, che non sono mai soddisfatto. Voglio sempre fare di più, e questa è la mia mentalità. Non è che devo dimostrare, ma devo fare qualcosa in più per sentirmi vivo e sentire che sono presente. Non voglio essere qua per qualcosa che ho fatto prima, voglio essere qua per quello che faccio nel presente. Mi piace lavorare, mi piace soffrire, mi piace questo mondo che è vivo. Poi più l’età avanza e più cambi: fisicamente, mentalmente. Ma una persona intelligente si adatta a tutto”.

Cosa serve per avere successo? “Tutti hanno sogni, tutti hanno una visione. Ma per arrivare serve tanto. Bisogna crederci, avere voglia ed essere pronti a fare sacrifici e soffrire. Non è che schiocchi le dita e ti arriva tutto in automatico. Dipende tutto da te. Nessuno credeva in me, in quello che facevo, ma non mollavo. Andavo avanti con questa fiducia, col pensiero che sono il più bravo di tutti. Questa mentalità mi ha portato avanti. Ho dimostrato che tutto è possibile e tutto dipende da te. Dipende da quanto sei pronto a dare e fare per arrivare. Io ho dato il massimo che potevo. Sono arrivato quasi dal niente, non dico che non avevo niente da mangiare ma la mia condizione non era come quella di altri”.

Come aiuti i compagni più giovani? “Sono a questi livelli da 20-25 anni, sono passato dalle cose più negative a quelle più positive e porto questa esperienza a loro. Gli do le parole chiave, lavoro chiave per fare quello che devi fare. Poi dipende da loro, ognuno deve prendersi le sue responsabilità. Tu sei giovane, sì, ma dopo un po’ cresci e devi prenderti responsabilità. Poi dipende a che livello vuoi arrivare”.


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