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Hanno voluto vincere e hanno vinto

di Pietro Mazzara

La sofferenza fa parte di chi sa combattere, vincere con un episodio in una situazione come quella nella quale si è venuto a trovare il Milan vale ancora di più. Non importava come, ma importavano i tre punti che sono arrivati al termine di una partita da provinciale e dove per ritmo e qualità del gioco il Chievo sembrava il Milan ed il Milan sembrava il Chievo. Una formazione che più rabberciata di così era difficile trovare, con 13 indisponibili dei quali almeno 11 potenziali titolari di una squadra, quella di Massimiliano Allegri, che torna a respirare aria vitale dopo lo shock di sabato patito contro la Fiorentina dove i gol di Jovetic e Amauri hanno messo in croce una squadra logora che, tuttavia, questa sera ha messo in campo il cuore e l’intelligenza di chi sapeva di non poter fare una gara diversa. Massimiliano Allegri è schiavo delle scelte e manda in campo De Sciglio dal primo minuto sulla fascia destra (buona la sua prova) e schiera Muntari nel vecchio ruolo di schermo davanti alla difesa con ai suoi lati Gattuso, che tornava in campo dopo sette mesi e un giorno dall’ultima presenza in campionato, e Nocerino. Proprio il ghanese, che contro la Fiorentina si era mangiato un gol pazzesco, trova dopo 480 secondi di gioco il sinistro dalla distanza che fa secco Sorrentino. Poi, da li, il Milan in fase offensiva produce pochissime azioni da rete che si limitano a una bella incursione di Robinho nel primo tempo e un destro a giro di Ibra poco oltre il 70’. La partita la fa il Chievo con i rossoneri che controllano gli spazi e provano a chiudere tutto quello che è possibile chiudere, con attenzione e disciplina senza badare troppo all’estetica degli interventi e andandoci giù di martello in ogni occasione possibile. Da manuale la gestione della linea difensiva del duo Nesta-Yepes che insieme a Zambrotta e a De Sciglio attivano la trappola del fuorigioco con gli stessi sincronismi che ricordano, almeno in parte, quelli guidati da Baresi ai bei tempi. Il Chievo, che gioca a mente sgombra, crea occasioni importanti che sia nel primo tempo che nella ripresa citofonano alla porta di Abbiati con il portierone rossonero che sbarra la strada. La squadra di Allegri è stanca, lo si vede a occhio nudo ma il ritorno in campo di un leone come Gattuso ha dato una sorta di tranquillità interiore al gruppo. Ora la palla passa alla Juve, che se la vedrà con la Lazio, ma già contro il Genoa, il Milan dovrà cambiare registro ma questa vittoria pesa come un macigno. La prima delle sette finali è andata, ora ce ne sono altre sei per provare a mantenere sulla maglia quella coccarda tricolore che tanto bene sta sopra il rossonero.


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