Guardare avanti è tutto ciò che conta..
Chi è in cerca di partite e di sfide stimolanti difficilmente può chiedere di meglio. Guardarsi indietro è un esercizio che può aiutare a rimanere con i piedi per terra, a conservare l’umiltà e la coscienza dei propri mezzi, ma chi vuole vincere, chi vuole arrivare davanti sempre e comunque non deve fare altro che guardare sempre e comunque avanti. Avanti, da qualche anno a questa parte, vuol dire Barcellona: si fa fatica ad immaginare una squadra – che poi è espressione di una filosofia calcistica – più forte e più aliena dello splendido gruppo allenato da Guardiola.
Il pareggio subito in rimonta allo stadio Anoeta contro la Real Sociedad contribuisce a rendere leggermente più umani gli undici uomini che martedì sera Ambrosini e co. si troveranno davanti, ma non inganni. Non ci sarà Sanchez, un Sanchez che ha impiegato pochissimo ad inserirsi appieno nelle dinamiche di una squadra che gioca a memoria. Lo stesso discorso vale per Fabregas, a segno ieri e già figura di spicco, sotto il profilo umano come sotto quello tecnico. Il 2-2 di ieri è maturato soprattutto in seguito ad un clamoroso svarione di David Villa, e con Abidal, Messi e Mascherano tenuti saggiamente in ghiacciaia in vista dell’esordio continentale.
Insomma, se non lo teme, Guardiola quantomeno rispetta un avversario che ha alle spalle uno scudetto vinto con merito, e ancora davanti agli occhi un esordio nel nuovo campionato contro la Lazio che se poteva andare meglio, poteva anche andare peggio, viste le preoccupanti distrazioni di una difesa forte comunque come poche. Pato è in vantaggio su Cassano, che al momento può sperare di avere una chance a partita in corso, e giocherà accanto ad Ibra, il più illustre ex di turno, ma anche il più atteso cannoniere. In campionato non ha fallito, non c’erano dubbi, ma ambizioso com’è, lo svedese starà già guardando avanti, al Camp Nou, sua vecchia casa, adesso tappa cruciale per diventare unico…