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Galliani a 360°: "Ecco a quanto ammontano le perdite del 2012. Nessuna invidia per il PSG. Ibra e Thiago..."

di Pietro Mazzara

Nella lunga intervista rilasciata a France Football, Adriano Galliani si racconta a 360 gradi parlando di tutto quello che lo riguarda come dirigente del Milan soffermandosi sulle cessioni di Ibra e Thiago Silva ma anche sul rapporto con Leonardo e quello che sarà il Milan del futuro.

Ecco la traduzione dell’intervista a cura di MilanNews.it: “Spieghiamo il senso delle due cessioni. Il Milan ha preso la decisione, in totale accordo tra la proprietà e il management, di raggiungere il pareggio di bilancio il che ci ha costretti a dover rinunciare ad alcuni salari molto importanti. Sarebbe stato impossibile sostenere le spese per gli ingaggi senza tagliare quelle remunerazioni ormai diventate troppo gravose per noi. Da li in avanti abbiamo preso la decisione dolorosa di vendere i due-tre giocatori che avevano il salario più alto. E’ stata una scelta aziendale che ho avallato. Abbiamo ridotto le perdite in maniera importante passando dagli 80 milioni dell’anno scorso a un massimo di 5 per questo bilancio. Il monte ingaggi dell’anno scorso era di 150 milioni di euro, quest’anno è di circa 100. Sono cifre che rivelo per la prima volta. Siamo arrivati all’equilibrio di bilancio che ci permetterà di non dover fare ulteriori sacrifici nella prossima estate dove non venderemo i nostri giocatori principali. Il monte ingaggi è sceso di circa il 40% e adesso si che siamo un’azienda sana. Se il Milan avesse potuto continuare a pagare 12 milioni a Ibra e 6 a Thiago Silva non li avrebbe ceduti. Senza questi tagli non saremmo mai arrivati a stare dentro i parametri del Fair Play Finanziario della UEFA”.

E’ la fine del grande Milan?
“Spero di no. E’ un Milan differente che dovrà essere in grado di cambiare ma, allo stesso tempo, di fare bene cambiando anche sistema di gioco. E’ possibile vincere sia con i grandi giocatori in squadra che con una serie di ottimi calciatori ma per farlo bisogna metterci determinazione e forza. Sono certo che il Milan degli ultimi due anni era la squadra più forte d’Italia ma allo stesso tempo sono sicuro che questo Milan farà bene”.

Gennaro Gattuso in estate ci ha detto che non aveva mai visto le cose che sono successe nell’ultimo periodo nello spogliatoio in 13 anni di Milan. E’ d’accordo con quello che ha detto Rino?
“E’ innegabile che lo spogliatoio dei mesi scorsi era diverso rispetto a quello degli anni passati…”.

Nel futuro sarà possibile vedere il Milan acquistare giocatori tipo Cristiano Ronaldo o Messi?
“E’ impossibile per il calcio italiano acquistare dei giocatori con ingaggi così elevati”.

Si può dire che il presidente Berlusconi non ha più grande interesse nel Milan?
“Il presidente Berlusconi ha sempre grande interesse nel Milan. Il suo amore e la sua passione per il club sono invariati. E’ innamorato del Milan come e più di quel 20 febbraio del 1986 quando lo salvò dal fallimento”.

Vi sentite ogni giorno per parlare di Milan?
“Non tutti i giorni. Diciamo che ci sentiamo circa due-tre volte alla settimana”.

Ma il Milan è in vendita?
“Non sono io che devo rispondere a questa domanda. Dovreste porla a Fininvest”.

Il Milan ha meno disponibilità economica rispetto al passato. Questo comporta dei problemi?
“No, al contrario. Sono più sereno che in passato. Prima avvertivo il peso di chiedere i soldi alla holding finanziaria del gruppo. Mi sentivo in colpa quando il Milan perdeva tutti quei soldi. Mese dopo mese si sentiva il peso delle perdite e dei costi e bisognava chiedere a Fininvest la liquidità per pagare i salari dei giocatori. Adesso, il Milan è in equilibrio sia economico che finanziario”.

Ok, ma avere meno soldi complica comunque le cose
“Un’azienda non deve perdere i soldi. Quando l’azionista di maggioranza, che ha investito tantissimi soldi decide che bisogna contenere i costi, è giusto che sia così. Noi abbiamo deciso di prendere questa strada che è l’unica che può portare a un calcio sostenibile. Ciò non vuol dire che non abbiamo rispetto di chi investe nel calcio, anzi. Abbiamo grande rispetto per chi investe nel nostro sport”.

Ma i 62 milioni di euro che il PSG vi ha versato per Ibrahimovic e Thiago Silva sono una boccata d’aria per il club no?
“Non confermo e non smentisco le cifre. Non dico nulla in merito. Io però sono convinto che se uno vende qualcuno per 62, 22, 44 o 102 milioni di euro, vuol dire che il mercato ha ragione. Credo che quelle cifre siano quelle giuste per acquistare i grandi campioni. L’immagine del PSG, dopo gli acquisti di Ibra e Thiago, è cambiata totalmente a livello mondiale senza nulla togliere agli altri giocatori che sono stati acquistati dal PSG”.

Cosa pensa della gestione qatariota del PSG che ha investito molti soldi?
“Quello che stanno facendo loro, noi lo abbiamo fatto in un’altra epoca. Anche quando Moratti ha rilevato l’Inter ha investito molto. Lo stesso vale per Chelsea e Manchester City. Chi ha preso il PSG aveva due strade: investire o lasciare tutto com’era. Chi porta denaro nel calcio fa una cosa buona per il calcio e per tutto il sistema”.

Non prova invidia per il PSG?
“No, al contrario. Provo un rispetto profondo per lo sceicco Al-Thani e per il presidente Nasser Al-Khelaifi e per l’amministratore delegato Jean-Claude Blanc che conosco bene da quando era membro della dirigenza della Juventus”.

In un’intervista a Repubblica Leonardo ha detto che lei è stato il suo maestro…
“Di certo non sono la mamma di Leonardo. Gli voglio bene come a nessun altro che è stato al Milan. Lui, con noi, ha avuto un percorso unico infatti nessuno ha fatto quello che ha fatto lui passando da giocatore a dirigente finendo come allenatore”.

Qual è l’episodio che la lega di più a lui?
“Mi ricordo ancora quando nel 1997 divenne un giocatore del Milan. Era la fine del mese di agosto e Fabio Capello lo voleva a tutti i costi. Io mi trovavo negli Stati Uniti e non credevo che l’operazione potesse essere buona ma Capello insisteva per avere Leonardo. Un giorno ero a Fort Lauderdale in Florida e su un muro ho visto una grande scritta con il nome di Leonardo. E’ stato un segno del destino e così sono andato a Miami e ho preso il primo aereo per Milano per poi volare subito a Parigi. Nella sede di Canal+ c’era Pierre Lescure e firmammo subito le carte e Leo divenne un giocatore del Milan. A termine della sua carriera ho insistito molto per averlo al mio fianco come collaboratore e poi, nel 2009, ho attuato un’opera di convincimento per farlo diventare allenatore. Cosa che lui non voleva fare. Mi ricordo quando sono andato da Berlusconi a spiegargli la mia idea di Leonardo allenatore e al termine del colloquio il presidente si è alzato, mi ha stretto la mano e mi ha dato l’ok. Leo è stato il giocatore che ho amato di più e credo di essere stato l’unico a non avere avuto sentimenti negativi nei suoi confronti quando è diventato allenatore dell’Inter ma l’ho chiamato la notte tra il 30 giugno e il 1 luglio 2011 quando gli è scaduto il contratto con l’Inter. Li gli ho detto che potevamo tornare a parlare. Il fatto che sia diventato allenatore dell’Inter non mi ha fatto di certo piacere ma il mio affetto nei suoi confronti non è mai cambiato”.

Com’è stato trattare con un amico?
“Proprio perché siamo amici, le trattative sono state più difficili perché avevamo paura che i proprietari dei nostri club potessero pensare male del nostro lavoro. Proprio perché siamo amici ci abbiamo messo più attenzione. Normalmente quando due sono amici cercano di fare le cose meglio di quando si tratta con sconosciuti”.

Ha più sentito Ibrahimovic dopo la sua cessione al PSG?
“Ibrahimovic voleva restare al Milan e da quanto è andato al Paris Saint-Germain non mi parla più. Alle fine dello scorso campionato è venuto da me con Raiola: gli avevo assicurato che sarebbe rimasto, ma la società ha fatto delle riflessioni ed è stato venduto. Non ho mantenuto la mia parola, Ibra ha ragione. Sarebbe stato impossibile pareggiare il bilancio senza rimuovere gli stipendi più pesanti - ha detto Galliani -. Così abbiamo preso la dolorosa ma necessaria decisione di vendere due grandi calciatori, i più pagati del Milan. E' stata una scelta economica che condivido assolutamente. Ho provato a chiamarlo qualche giorno dopo la firma e la sua partenza ma non mi ha risposto. Ha ragione ma la sua partenza era necessaria".

Leo l’ha invitata a vedere una partita del PSG?
“Si mi ha invitato ma vedere Ibra e Thiago Silva con la maglia del PSG mi provoca delle emozioni strane. Meglio parlare di emozioni che di dolori. Dolori non è la parola giusta”.


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