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Fly Illusions

di Francesco Somma

Era l’unico affare possibile, il modo migliore per dimostrare ai tifosi, agli avversari e ai giocatori stessi, di avere ancora voglia di lottare. Di non volersi arrendere, ad un futuro che a questo punto appare invece fin troppo facile da disegnare. Thiago Silva con la valigia pronta, un biglietto per Parigi e nel portafogli il nullaosta della società. La cosa peggiore sono le immagini targate Brasile con i nomi dei sostituti: come se tutti i difensori brasiliani fossero Thiago Silva, come se ogni anno venisse fuori un numero uno al mondo. La verità è che non esiste in giro un altro Thiago: il Milan aveva avuto la fortuna e il merito di scovare un fenomeno, arrivando prima degli altri. Due anni dopo, il Milan ha la colpa di lasciarlo andare, perché a prescindere dalle condizioni, quando si lascia andar via un campione per motivi economici, è sempre una sconfitta. Per il calcio, per i sogni dei tifosi e, soprattutto, per le ambizioni di quello che una volta era il club più coraggioso e temuto al mondo, e che oggi è un’azienda che dà l’impressione di voler solamente smobilitare. Perché da mezzo decennio a questa parte, ormai, per il club di Via Turati esiste una sola priorità: risparmiare. Sugli ingaggi e sul mercato. Il problema è che il risparmio non è mai guadagno, soprattutto in un mondo in cui se non spendi non vai da nessuna parte. O peggio, se non hai uno sceicco non vai da nessuna parte: basta guardarsi intorno per capire che gli unici progetti a lungo termine, in ambito europeo, sono quelli fondati sulla ricchezza di magnati stranieri ed intercontinentali. Il Milan non ha di queste compagnie, e la partenza imminente di Thiago Silva lo dimostra in maniera inequivocabile: è la fine delle illusioni che hanno animato gli ultimi giorni di fanta-futuro su cui, invano, si sono cullati i tifosi rossoneri. La resistenza alle tentazioni, in realtà, non è mai stata costruita: da un lato perché è oggettivamente impossibile rinunciare ad un bell’assegno da 50 milioni di euro; dall’altro perché la sola prospettiva di uno stipendio da 1 milione di euro al mese, vale a far vacillare anche le certezze più solide. Figurarsi se alla prospettiva subentra la possibilità concreta. Altri mondi, altro calcio, il caro scintillante e irraggiungibile calcio del futuro.


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