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ESCLUSIVA MN - Maini: "Questo Milan come il mio: non c'è un gruppo. Non bastò nemmeno Capello"

di Gaetano Mocciaro

Questa sera si gioca un Bologna-Milan decisivo per il cammino di entrambe le squadre per la corsa alla Champions League. Rossoneri che arrivano alla sfida dopo due sconfitte pesanti, una delle quali è costata l'eliminazione dal massimo torneo continentale. Una situazione sconfortante, che rimanda a fine anni '90 quando nonostante una rosa di livello i risultati erano scadenti. Ne abbiamo parlato con Giampiero Maini, che fece parte del Milan 1997/98, stagione tra le più complicate nonostante la grande qualità complessiva di quel gruppo. In esclusiva per MilanNews.it.

Giampiero, il Milan arriva a Bologna col morale sotto i tacchi
"Diciamo che i problemi che sembravano esserci prima si sono rivelati l'importanza che avevano anche adesso".

Nemmeno l'arrivo di Sergio Conceiçao ha migliorato la situazione
"L'inversione di rotta è stata più casuale che strutturale. Per come è avvenuta la vittoria in Supercoppa c'è stato un pizzico di casualità".

Eppure parliamo di una squadra che un anno fa è arrivata seconda
"In avanti il Milan ha tantissima qualità, soprattutto dalla metà campo in su. Ma non è mai stata squadra, nel senso di unità di intenti ed equilibrio. C'è un problema nell'affrontare le due fasi".

Serviva qualcosa di diverso sul mercato? Era necessario l'arrivo di Joao Felix?
"Joao Felix è un calciatore forte, di talento. Ma credo che al Milan servisse qualcosa di diverso come caratteristiche. Magari un calciatore che desse la possibilità a livello tattico di dare più equilibrio".

Da ex centrocampista, quanto è complicato giocare con una squadra così?
"È dura per Fofana, per Musah. Reijnders sappiamo quanto è forte, è quello che sta facendo meglio ma è uno che ama andare in avanti. E poi dietro hai Theo che in verità è un attaccante aggiunto. Non è semplice. Bisogna poi capire se è nella luna giusta o storta. Diciamo che con così poco equilibrio devi essere bravo a gestire sempre il pallone ed essere in controllo, ma non sempre è possibile. Guardate la partita col Feyenoord, sembrava in pugno poi è bastata una follia, anzi due, di Theo, per vanificare tutto".

Ibrahimovic dice che questa squadra è più forte di quella dello scudetto. Boban ha evidenziato come l'errore sia stato smantellare quel gruppo che vinse il campionato
"Quella di Ibrahimovic l'ho interpretata come una provocazione. Quella di Boban a mio avviso era un'affermazione corretta. Il Milan scudettato era una squadra, questa no. Manca la coesione, il gestire i momenti della partita".

Tra i tanti problemi emersi quale è più evidente per te
"Il problema è a livello di struttura e mi riferisco alla società: non puoi privarti di Paolo Maldini così alla leggera".

Hai giocato in un Milan che sulla carta era attrezzato per vincere il campionato. Anche lì andò tutto storto e siete finiti decimi. Vedi analogie?
"Non eravamo una squadra nemmeno noi. Eravamo tanti calciatori buoni con qualche campione, poi il campo ti dà il verdetto. E noi non eravamo uniti, non scendevamo in campo con la voglia di aiutarci".

Nemmeno un tecnico come Capello riuscì a migliorare le cose
"Era una situazione abbastanza anarchica, se vogliamo. C'era una difficoltà nella gestione, cosa che per un grande tecnico come Fabio Capello era abbastanza inusuale. Nella sua carriera ha sempre saputo imporre un certo regime ma si faceva rispettare. Quell'anno ebbe difficoltà persino lui".

Che ricordi hai di quello spogliatoio?
"C'erano dei gruppetti: quello degli italiani, poi altri. Gente da tutto il mondo, si parlavano 6 lingue nello spogliatoio, non è semplice amalgamarsi. Andò tutto storto, riuscimmo nell'impresa di perdere la finale di Coppa Italia dopo aver vinto l'andata 1-0 ed essere avanti a inizio ripresa".

Pensi che il tempo per Conceiçao sia scaduto? 
"Ho avuto il piacere di giocare con Sergio e mi sembra di rivedere il suo spirito anche da allenatore. Ma credo che la sua identità in questo Milan fatichi a esprimersi. Non ha una squadra vera e propria da amalgamare, indirizzare e guidare". 

Il tuo Milan tornò a vincere l'anno dopo, si cambiarono diversi giocatori e allenatore. Serve una rivoluzione anche in questo Milan?
"Qualcosa va sicuramente fatto. Sicuramente a livello societario serve un'inversione di tendenza. Ricominciare da una struttura societaria con più capacità".

I rossoneri sfidano il Bologna. Che partita ci dobbiamo aspettare?
"Mi aspetto una partita più complicata per il Milan, perché il Bologna giocherà con meno pressione, meno aspettative. Italiano sta facendo un lavoro importantissimo e la società sa come lavorare. Il Milan viene da un momento difficile, da prestazioni altalenanti. Difficile fare un pronostico. Per qualità il Milan è più forte ma il Bologna è più squadra. Se il Milan trova la giornata giusta può vincere con chiunque, si è visto nel derby e contro il Real Madrid. Ma può perdere anche con chiunque".


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