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ESCLUSIVA MN - Donati: "Con Conceição ora il Milan lotta, prima giochicchiavano. Ha dato subito degli input"

di Gaetano Mocciaro

Intervenuto in esclusiva ai microfoni di MilanNews.it, l'ex rossonero Massimo Donati ci dice la sua sul momento del Diavolo, dopo la vittoria in Supercoppa Italiana:

Massimo Donati, il Milan in 8 giorni con Sergio Conceiçao è risorto e ha persino vinto un trofeo
"La cosa più lampante è che prima si vedevano dei giocatori non dico svogliati ma non convinti al 100%. Col nuovo allenatore si è vista una squadra che lotta, che ha fatto errori ma con determinazione ha provato a rimediare. Con voglia di correre. Prima giochicchiavano, o meglio giocavano ma senza grande convinzione".

Salta all'occhio come siano stati decisivi in Supercoppa giocatori come Theo e Leao. Nessuno dei due, per usare un eufemismo, ha avuto un rapporto idilliaco con Paulo Fonseca
"Credo che il compito dei tutti gli allenatori sia quella di trovare la chiave giusta per far rendere i giocatori. Ogni giocatore è differente da un altro, ed è difficile nel calcio di oggi trovare la chiave giusta per lavorare al 100%. Se i giocatori non danno l'anima bisogna provare a fare qualcosa di diverso. Conceiçao ha dato subito degli input importanti. Ora, la Supercoppa è la rondine che non fa primavera magari, ma intanto ti dà slancio e ti fa lavorare nella maniera migliore. Qualcosa ha rischiato, anzi più di qualcosa ma i risultati sono tutti dalla sua parte".

Quanto può pesare una vittoria così nella testa di un giocatore, per il prosieguo della stagione?
"Dev'essere un punto di partenza, di ripartenza. Una vittoria non risolve tutto, la prossima col Cagliari. Serve un'altra prova, essere sul pezzo e combattere. Che poi è quella che è mancata: la voglia di combattere, di prendersi dei rischi".

Sei stato giocatore del Milan e anche tu hai vissuto da vicino un cambio di panchina: da Terim ad Ancelotti. Ci sono similitudini?
"Ancelotti a livello di gestione è il numero uno in assoluto, quando hai così grandi campioni la gestione è la parte principale. Puoi dare delle indicazioni ma non serve più di tanto. Terim aveva delle idee giuste e interessanti, ma credo che la barriera linguistica abbia inciso negativamente quando serviva fuori il massimo dei giocatori. È capitato con me in Grecia: parlavo inglese, certo ma non era semplice".  

Conceiçao era uno dei candidati alla panchina del Milan già a giugno. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Ma lo scudetto è andato e la corsa Champions non semplicissima
"Guardare indietro non ha tanto senso, serve andare avanti e fare il meglio possibile. Lo slancio è stato dato e bisogna continuare, perché se contro il Cagliari hai una battuta d'arresto torna tutto come prima. Ora è necessario recuperare terreno per arrivare tra le prime 4".

Tempo di mercato. Cosa serve al Milan?
"Valutazioni che devono fare loro, da fuori è sempre difficile. Sicuramente in mezzo al campo è dove sono più coperti. Davanti e dietro sarà al mister decidere se affidarsi a qualche nuovo elemento". 

Uno dei temi principali durante l'era Fonseca era il centrocampo. Visti gli interpreti a disposizione è meglio passare a una mediana a tre?
"Dipende da come vuole sviluppare il gioco, dove vuole attaccare. I moduli sono sempre relativi, conta l'interpretazione e i principi di gioco e Conceiçao ha potuto mettere solo qualche pillola nella determinazione. Dipende da partita a partita".


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