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ESCLUSIVA MN - Chamot: "Al Milan convivi con la pressione. Noi 6 punti dal 4° posto li abbiamo recuperati"

di Gaetano Mocciaro

Entriamo nella pausa delle nazionali col Milan che si ritrova a sei punti dal quarto posto. Una rimonta complicata, ma che ha un precedente nella stagione 2001/02. Uno dei giocatori di quella squadra era José Antonio Chamot: l'argentino, tre anni in rossonero, vincerà anche la Champions League la stagione seguente. Abbiamo colto l'occasione per fare una chiacchierata con lui, parlando della sua esperienza e del suo presente. In esclusiva per MilanNews.it.

José Antonio Chamot, di cosa ti sei occupato dopo l'addio al calcio giocato? 
"Ho lasciato il calcio giocato nel 2005. Avrei voluto giocare di più ma avevo davvero troppi dolori. Ho fatto il corso di allenatore, ho lavorato col Rosario Central e sono andato in Paraguay, dove ho guidato il Libertad alla vittoria della coppa paraguayana".

Sei rimasto pertanto nell'ambiente
"È da quando ho 5 anni che ho a che fare col pallone, alla fine ci resti legato inevitabilmente. Devo dire che allenare mi piace, è un'esperienza appagante che vorrei ripetere. Che si tratti di una prima squadra o di formare i ragazzi. Sono in attesa, qui vicino a Rosario".

E che fai nell'attesa?
"Guardo le partite, ovviamente. Ma mi posso dedicare anche ad altre passioni. Ad esempio mi piace cucinare e l'Italia sotto questo aspetto mi ha influenzato molto. È una delle cose di cui mi sono innamorato del vostro paese. È impressionante poi la diversità dei piatti d regione a regione".

Segui la Serie A?
"Un po' sì, mi informo sui risultati delle mie ex squadre: Pisa, Foggia, Lazio, Milan. Il mio ex compagno di squadra Pippo Inzaghi sta provando a portare in A il Pisa, fa un certo effetto devo dire. Ho giocato anche con Simone, che ho potuto vedere all'inizio della carriera di allenatore, mi ha fatto partecipare ai suoi allenamenti con la Primavera. Ha fatto davvero un percorso incredibile".

Il Milan di quest'anno sta soffrendo
"Difficile giudicare, ho visto qualche partita, ma bisogna essere lì per dire davvero cosa succede. Spero che il Milan si rialzi perché non può stare lì. Il Milan è una cosa grande, ricordo che quando arrivai in Italia, al Pisa, vedevo i rossoneri come una meta quasi irraggiungibile, il massimo. Mi sembrava così lontano, ma poi dopo 10 anni mi sono ritrovato proprio lì".

Al Milan ci hai giocato tre anni
"È stato un viaggio lungo, sono arrivato al Milan dall'Atletico Madrid, dove avevo lavorato con Arrigo Sacchi. Ero finito in Spagna perché la Lazio, che deteneva il mio cartellino, non voleva che andassi in un altro club italiano. Alla fine ci sono andato comunque, ma facendo la strada più lunga. Ma ho avuto la fortuna di imparare tanto da un maestro come Sacchi. E poi il Milan".

Che ricordi hai dell'esperienza in rossonero?
"Al Milan ho capito come essere campioni. Vedevi professionisti come Rossi, Maldini, Costacurta: erano i primi in tutto. Tutti con una testa incredibile, si allenavano per vincere la partita, per essere primi. Erano un esempio, di umiltà e lavoro. C'era un dettaglio che faceva la differenza rispetto alle altre piazze in cui ho giocato: che al Milana avevano la testa non solo per vincere, ma per continuare a vincere".

A tal proposito c'è un vecchio aneddoto di Nesta: "Abbiamo vinto la Champions e il Milan prende Stam per farmi concorrenza".
"E al Milan hanno fatto lo stesso con me: han preso Nesta per farmi concorrenza (ride, ndr). Tra l'altro eravamo compagni alla Lazio, lui era un ragazzino, l'ho visto crescere. Quando l'ho ritrovato al Milan era già il top della categoria, mi guardava e mi diceva: mamma mia, sei a pezzi (ride, ndr)

Il Milan di oggi è a 6 punti dal quarto posto. Il tuo Milan si trovava in una situazione simile, a 6 punti dal Bologna a 8 giornate dalla fine. E siete riusciti a centrare la qualificazione alla Champions. Che stagione fu?
"Fu una stagione strana, ammetto che abbiamo sofferto un po'. Per vari motivi. Venivamo da anni con Zaccheroni, poi cambiato negli ultimi mesi del 2000/01 e nell'estate 2001 erano stati fatti dei cambiamenti anche nella rosa, oltre che nella panchina. Serviva tempo. Terim era un bravo allenatore, anche se non contava su di me. Non aveva colpe particolari, ma non ha avuto il tempo per imporsi".

Da Terim ad Ancelotti, la rimonta e in mezzo momenti bui anche col tecnico subentrato. Un po' come questo Milan
"Carlo conosceva perfettamente l'ambiente. Conosceva i calciatori e il suo arrivo ci fece molto bene ma anche lui aveva bisogno di tempo, non è che le cose fossero cambiate tanto all'inizio, anzi. Per un bel po' non si facevano risultati, eravamo lontani dalla zona Champions. Ricordo però delle riunioni per capire cosa stava succedendo, per riordinare le cose e andare avanti. Ci parlammo e fu una cosa che fece bene al gruppo, che iniziò a fare risultati. Da lì è partita la rimonta che ci ha portato a raggiungere un insperato quarto posto, il resto è storia perché l'anno dopo abbiamo pure vinto la Champions. Io personalmente sono grato ad Ancelotti, perché mi diede molta fiducia, mi fece giocare".

Anche ai vostri tempi ci fu una contestazione alla squadra
"Se fai il calciatore a certi livelli devi sapere che quei momenti possono arrivare. Devi mantenere la testa a posto, sapere che prima o poi riesci a uscirne fuori. Chiaro che devi avere una certa mentalità, se vai al Milan devi sapere che le aspettative sono sempre alte. Poi sento sempre la storia di San Siro, del reggere la pressione di San Siro. Le pressioni io le avevo anche al Pisa, ci sono ovunque alla fine. Ma è una cosa a cui il calciatore deve essere abituato e personalmente preferivo vivere la pressione al Milan, dove dovevi lottare per vincere, che al Pisa dove dovevi lottare per non retrocedere".

Consigli per gli acquisti dall'Argentina?
"Faccio due nomi del Rosario Central che mi piacciono molto. Il primo è Gaspar Duarte, ala destra di 22 anni. È un giocatore che ha un gran cuore e bei numeri. Non è molto alto ma compensa con altre qualità. E dico anche Franco Ibarra, mediano di 23 anni".

Nessun difensore? Nessun nuovo Chamot?
"Mi viene da sorridere a pensare a un "nuovo Chamot",  perché Zeman mi diceva sempre che avevo i piedi di legno. Io gli rispondevo: e con questi ho giocato i Mondiali, pensa se avessi avuto i piedi buoni cosa avrei potuto fare!".


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