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ESCLUSIVA MN - Cardacio: "Pirlo il più forte del mio Milan. Oggi ds, ho provato a prendere Giroud"

di Gaetano Mocciaro

Che fine ha fatto Mathias Cardacio? Arrivato appena 20enne al Milan nell'estate del 2008 assieme al connazionale Tabaré Viudez, è stato per un anno agli ordini di Carlo Ancelotti. Tanta panchina per l'uruguayano, che ha raccolto alla fine due presenze. Oggi 37enne, Mathias vive in Messico e ci racconta di essere ancora nel mondo del calcio, con un ruolo anche importante. L'ex rossonero si racconta in esclusiva per MilanNews.it

Mathías Cardacio, oggi hai 37 anni. Il calcio ha ancora un ruolo centrale nella tua vita?
"Ho smesso di giocare a dicembre nel 2022. Col mio ultimo club (il Defensor Sporting, ndr) c'è stata una causa, che poi ho vinto ma si è protratta per sei mesi. Troppo tempo per tornare a giocare, così ho deciso di smettere".

Di cosa ti occupi adesso?
"Sono entrato nella federazione uruguayana, ho iniziato ad allenare l'Under 15 della nazionale. Poi ho ricevuto la chiamata dal Messico, e oggi sono il director del futbol del Cruz Azul".

Avevi già le idee chiare
"Già quando ero calciatore avevo iniziato ad attivarmi per studiare da allenatore e direttore. Stavo molto bene con l'U15 uruguayana, ma quando mi hanno prospettato il progetto in Messico mi son detto: sono giovane, posso fare un'esperienza nuova. Mi piace. Vivo a Città del Messico, non manca nulla. E lavoro tanto: esco di casa alle 7 del mattino, rientro alle 7 di sera".

Che ricordi hai della tua esperienza al Milan?
"Ero molto piccolo, non era facile per un giovane di 20 anni fare un salto nel club campione del mondo. Fu una cosa straordinaria per me, un apprendistato pazzesco anche se non fu facile perché mi mancava l'Uruguay e la mia famiglia".

Alcuni giocatori hanno ammesso di essere rimasti intimiditi da una tale sfilata di stelle
"Magari al principio, ma poi no. Avevo una buona relazione con tutti, certo che era impensabile trovare spazio in un centrocampo che aveva Gattuso, Pirlo, Seedorf, Beckham, Ambrosini e Flamini. Ero giovanissimo e venivo da un piccolo club uruguayano, non avevo la possibilità di mettermi in mostra. Col senno di poi sarebbe stato meglio andare in prestito in un club più piccolo per tornare al Milan più pronto".

Come è nato l'interesse del Milan nei tuoi confronti?
"Mi notarono in un Sub20 sudamericano, ero stato scelto nella formazione ideale del torneo. Mi volevano il Chelsea e l'Atletico Madrid. Ma soprattutto la Juventus. Il mio agente, Daniel Fonseca, mi disse anzi che era tutto fatto con i bianconeri, poi si è inserito il Milan ed ecco che divento un giocatore rossonero".

Esordisci in Coppa Italia nel dicembre 2008, poi ad aprile 2009 la prima in A: sostituisci David Beckham
"Ho ancora la foto di quella sostituzione e con orgoglio la mostro ai miei amici. Emozione incredibile".

Con chi hai legato maggiormente?
"Mi sono fatto tanti amici, soprattutto i brasiliani: Pato, Kakà, Thiago Silva, Ronaldinho, Dida. Soprattutto Emerson, che mi aiutò molto al mio arrivo". 

Dal Defensor Sporting allo spogliatoio del Milan deve aver fatto un certo effetto
"Alla mia destra avevo Pirlo, alla mia sinistra Ambrosini. C'era una bella amicizia. Anche Borriello era molto vicino a noi, così come il nostro leader Paolo (Maldini). Ricordo anche Beckham, che masticava un po' di spagnolo".

L'esperienza è durata solo un anno
"Non so perché non ci abbiano dato la possibilità di andare in prestito. Era quello che avrei voluto: giocare, farmi vedere, dimostrare se ero da Serie A. Invece si interruppe il contratto dopo un anno e me ne sono tornato in Uruguay".

Non c'era modo di restare in Europa?
"C'era una possibilità al Maccabi Haifa, ma cosa andavo a fare in Israele? Anche per affinità linguistica se non doveva essere Italia avrei preferito la Spagna".

Con te c'era anche Tabare Viudez
"Certo la sua presenza è stata importante, ci siamo aiutati a vicenda. Abbiamo giocato insieme al Defensor Sporting fino a tre anni fa, ci sentiamo ancora adesso".

Il giocatore più forte con cui hai giocato?
"Dico Pirlo, era qualcosa di straordinario. Poi Ronaldinho, un amico e sempre vicino a noi giovani. Anche Beckham, straordinario".

Il tuo post carriera ti ha visto prima allenatore e poi dirigente. Dove ti vedi in futuro?
"Mi vedo allenatore, è una carriera che sicuramente riprenderò. Al Cruz Azul ho un ruolo diverso, mi piace ma mi vedo in futuro nuovamente su una panchina. Ovviamente l'Europa sarebbe un sogno, ma facciamo un passo alla volta".

Segui ancora il Milan?
"Lo seguo sempre, certo. Chiaramente il fuso orario è un problema ma se è possibile guardo le partite dei rossoneri".

C'è un giocatore del Milan che porteresti al Cruz Azul?
"In verità ci ho proprio provato a prendere un giocatore".

Chi?
"Olivier Giroud. Abbiamo parlato pure col suo agente, ma non è stato possibile andare oltre, lui aveva fatto la sua scelta di andare negli Stati Uniti".

Della rosa attuale chi ti piacerebbe avere?
"Dico Rafa Leao, ma è improbabile che scelga di trasferirsi in Messico".

Oltre a Giroud avete allacciato contatti con altri giocatori di Serie A?
"Ci abbiamo provato con Duvan Zapata, c'è stata pure una chiamata Zoom, ma alla fine non abbiamo trovato l'accordo".
 


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