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Errare è umano, ma perseverare...

di Salvatore Trovato

"Decido sempre per il bene della squadra. Rifarei le scelte del primo tempo". Eccolo qui l’Allegri pensiero, snocciolato col fiatone nel dopo partita di Lecce-Milan, dopo aver percorso in novanta minuti più recupero il corridoio che dall’inferno porta al paradiso, passando ovviamente per il purgatorio dell’intervallo. Due le partite disputate ieri al Via del Mare di Lecce: la prima, sconcertante, vinta facilmente dai padroni di casa contro un avversario non ancora identificato. La seconda, invece, stradominata dal vero Milan, quello si con muscoli, ma abbinati alla classe, con la corsa nel proprio DNA, con il coltello tra i denti. Insomma, è assurdo non notare la differenza tra il primo e il secondo tempo: impossibile, dunque, non chiamare in causa le scelte iniziali di mister Allegri, ovviamente senza processi ma con un minimo di dubbio. Aquilani non sembrava certo attanagliato da q

uell’affaticamento muscolare tanto sbandierato dal tecnico alla vigilia. Lo stesso ginocchio di Boateng, viste le botte da fuori sparate dal ghanese (di destro e sinistro), pare aver retto bene allo stress del match. A quanto pare, dunque, uno dei due (almeno) avrebbe anche potuto iniziare dal primo minuto, evitando così di lasciare il diavolo senza una precisa anima. Milan spaccato in due tronconi, quello che sopravvive nel corso della prima frazione di gara: tridente (spaesato) da un lato, difesa e centrocampo (assediati) dall’altro. Troppi muscoli invecchiati in mezzo al campo, nessun cervello in cabina di regia, per un undici titolare bloccato, lento e prevedibile, in balia degli uomini di Di Francesco, che, proprio nella zona nevralgica, prendono il sopravvento, costruendo i quarantacinque minuti più belli della loro attuale stagione.
La formazione ha bisogno dei polmoni, questo è certo, ma la manovra necessita di un interprete (anche due) in grado di pompare ossigeno, di illuminare il gioco... di ragionare. Impossibile, infatti, pensare di poter insidiare l’area avversaria senza idee, lasciando tra l’altro isolate le punte, nella speranza che la classe di uno dei tre avanti rossoneri faccia la differenza.
Con tre mastini in mezzo, la presenza di un trequartista puro (Boateng?) è imprescindibile. Serve un collante tra i reparti, un burattinaio che muova con destrezza i fili del gioco, portando acqua al mulino degli attaccanti. Il tridente, dunque, in questi casi diventa addirittura controproducente: Robinho, infatti, pur giocando sulla trequarti, ha movenze e sangue da punta; così facendo, dunque, il rischio di ritrovarsi con una squadra letteralmente troncata in due, senza qualità in mezzo al campo, come già sottolineato in precedenza, è altissimo. Con un Aquilani (o chi per lui) a dettare il gioco, invece, ovviamente in posizione di centrocampista, i tre d’attacco possono tranquillamente svolgere il proprio lavoro, con la consapevolezza di avere alle spalle un uomo dalle sicure geometrie. Errori abbastanza evidenti, figli forse della condizione non ottimale dei due "salvavita" di giornata. Nessuno mette in dubbio la bontà ("Per il bene del Milan…") delle decisioni di mastro Allegri, ma benedire le scelte del primo tempo di ieri, magari ricommettendo in futuro gli stessi, madornali strafalcioni, sarebbe un peccato grosso così. Per la serie, errare è umano, perseverare…
 


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