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Equilibrio nei giudizi

di Matteo Calcagni

Due prestazioni, seppur incolori, non possono determinare giudizi catastrofici. Se aggiungiamo che il calciatore in questione deve ancora compiere vent'anni, nelle valutazioni è doveroso muoversi coi piedi di piombo. Stephan El Shaarawy non ha certo illuminato, né contro la Sampdoria né contro il Bologna, ma sul suo conto occorre fare delle opportune precisazioni. L'anno scorso, quando veniva gettato nella mischia da Allegri, il Faraone raccoglieva elogi ed applausi, ma le aspettative, così come le responsabilità, erano decisamente inferiori a quelle attuali. Con la cessione di Ibrahimovic, Cassano e il perdurare dei problemi di Pato, il savonese è diventato un titolare di questo Milan: qualifica importante e difficile da gestire, soprattutto per un ragazzo così giovane. E' chiaro che la pazienza non può essere infinita, ma El Shaarawy deve avere la possibilità di crescere, imparare e sbagliare: il talento è una qualità innata, la sapienza calcistica e la continuità si apprendono sul campo. Stephan non avrà il posto fisso, vista la concorrenza di Robinho e Bojan, ma avrà più possibilità rispetto alla scorsa stagione, dove peraltro aveva comunque disputato 28 presenze. Un'annata fondamentale per lui, in una squadra in rinnovamento e alla ricerca di nuovi leaders. Spetterà a lui conquistarsi definitivamente questo club, ma nei suoi confronti servirà equlibrio: non è un bene passare da pareri trionfalistici ad esageratemente negativi, soprattutto per un ragazzo che si sta ancora costruendo.


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