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E siamo solo all'inizio...

di Francesco Somma

Non c’è pace. L’estate tanto agognata ha portato finora in dote, oltre al caldo soffocante, solamente ansia. Unitamente a qualche nome nuovo s’intende. Non entusiasmante (ma non per questo cattivo), ma nuovo. L’ansia che ci attanaglia è la stessa che alimenta le ambizioni dei due pezzi da novanta, dei due nomi che fanno la differenza e fanno fregare le mani ai grandi club di mezza Europa. Thiago e Ibra, con il primo che in quest’ultimo obiettivo trova vita più facile rispetto al compagno svedese: restano, vanno, restano solo a certe condizioni, vanno alle condizioni che il Milan non può loro garantire, restano contro voglia. Un giorno sono pronti a condividere i progetti del club in cui militano attualmente, un altro sbuffano e si guardano intorno. Lo stesso fanno i procuratori, che quando vogliono sanno essere geni dell’economia e della comunicazione, ma che a intervalli regolari non disdegnano frecciatine e lavate di mano. La sostanza è semplice e tutt’altro che nuova: di fronte alla prospettiva di guadagnare quasi il doppio di quanto percepisce a Milano, Thiago Silva è pronto a salutare baracca e burattini e diventare parigino. Il PSG lo vuole, il Milan ha chiuso la porta, ma lo stopper è rimasto davanti all’uscio, a sussurrare a Leonardo il proprio desidero di arricchirsi. Di giocare in una delle squadre più forti al mondo, no di certo, ma di arricchirsi, questo sì. La vita come sempre è fatta di priorità. Lo sa bene anche Zlatan Ibrahimovic, che però nemmeno agli sceicchi trova il coraggio di proporre il suo disarmante ingaggio, ma che tra assenza di progetti, rabbia per essere rimasto a secco e sindrome da viaggiatore compulsivo (il tutto fermi restando i 12 milioni annui), avesse un’offerta concreta oggi, si trasferirebbe ieri. Non ci meravigliamo di nulla e non abbiamo paura di nulla, perché nel calcio come dappertutto, vivere controvoglia non porta da nessuna parte, tantomeno alla vittoria…


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