.

E al settimo giorno riposò...

di Francesco Somma

Si fa prima a parlare di quello che ha funzionato, che a prendere in rassegna singolarmente gli errori e gli orrori commessi dai rossoneri nella partita più attesa dell’anno. Proprio non ci voleva, per mille ragioni, tutte assimilabili in una parola: Derby. Non c’è mai causa accettabile per cui ci si possa rassegnare a capitolare nella stracittadina, ancor meno ce ne sono quando l’avversario non ha i connotati di una corazzata impareggiabile. Eppure è andata così, c’è poco da fare se non prendersela con se stessi. Puntando il dito contro una prestazione tra le più aride della stagione, soprattutto del pacchetto avanzato. Da Robinho a Pato, a Ibrahimovic, hanno deluso praticamente tutti. Anche lo svedese, che dopo sei giornate di cartellini timbrati senza ritardi, si è fermato sul più bello. Ci sono partite in cui a fare la differenza, più che l’entusiasmo e la freschezza atletica, a fare la differenza sono gli anni di esperienza nel curriculum. La personalità, il carattere, le spalle larghe, si prendono responsabilità che nessun’altra virtù riesce ad assumersi. Anche le macchine rodate ed apparentemente impenetrabili possono incepparsi, se non oliate a dovere e con continuità. Col senno di poi si può andare avanti a parlare e criticare per ore, ma alla luce dei novanta minuti più brutti della stagione, possiamo soltanto dire che ci sono appuntamenti in cui l’usato sicuro offre garanzie maggiori rispetto alla novità e alla voglia di sorprendere. E’ per questo che ha fatto particolarmente male veder Seedorf subentrare solamente a una manciata di minuti dalla fine, e con il risultato già compromesso, ma soprattutto vedere Zlatan imbrigliato con ferocia nella morsa stretta da Lucio e Samuel e incapace di essere Ibra, il solito implacabile Ibra. Al settimo giorno, quello più atteso e fondamentale, Ibra riposò…


Altre notizie
PUBBLICITÀ