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Dopo il Chelsea Pioli ha delle certezze in più, il gruppo e la mentalità sono da grande squadra. E questo spiega alcune cose sui "nuovi"...

di Manuel Del Vecchio

Provare ad analizzare Milan-Chelsea, andando oltre all’orrore arbitrale che ha condizionato in modo irreparabile la partita, è difficile: in 10 e con un gol da recuperare contro un avversario fortissimo, il tutto comunque con diversi giocatori importanti per infortunio. Rimuginare su quello che poteva essere e invece non è stato è un esercizio piuttosto inutile, ed è quindi giusto e doveroso concentrarsi sui, pochi, aspetti positivi emersi dalla sfida di San Siro di ieri sera.

Quello che spicca, così come ha sottolineato Pioli nel post partita, è la grande forza mentale del gruppo, che in una situazione al limite del tragico (ovviamente calcisticamente parlando) è riuscita ad evitare per quanto possibile il tracollo. Tra il 3-0 di Stamford Bridge e lo 0-2 di San Siro ci passa il mondo, sebbene ci sia un solo gol di differenza. Quello che è stato profondamente diverso è stato l’atteggiamento dei rossoneri in campo, che hanno saputo soffrire ed aiutarsi, sfiorando addirittura il gol in un paio di occasioni con Giroud e Dest. Spinti dall’incredibile pubblico rossonero, i 75mila presenti sembravano almeno il doppio per intensità e calore, chi era in campo ha dato l’ennesima riprova di aver raggiunto una maturità rara da trovare in un gruppo con un’età media così giovane. Questa mattina Pioli infatti l’ha ribadito senza mezzi termini ai suoi calciatori, martellando ancora di più su questa mentalità e questa voglia di non sentirsi mai vinti.

Questo tipo di qualità è un qualcosa che nel calcio non si trova spesso e difficilmente è “tangibile”, ma quando c’è lo si riconosce senza nessun dubbio: è questo il caso del Milan.

E in un gruppo così cementato, solido nei valori, nelle idee e nello spirito, è difficile anche entrare. O meglio, non è facile farlo subito. Ed è per questo che, De Ketelaere a parte, al momento l’utilizzo dei “nuovi” può rendere perplesso una frangia di tifo. Chi è arrivato da poco a Milanello vive tutto questo ogni settimana, e giorno dopo giorno si avvicina a quello che richiede il mister, sia dentro che fuori dal campo.

Volendo scendere nello specifico, Aster Vranckx al momento è quello più avanti di tutti: il belga piace sia a livello tecnico che di atteggiamento, nel prossimo futuro sarà sicuramente pronto per prendersi più minuti, magari anche in una posizione più offensiva rispetto al suo solito.
Per quanto riguarda Yacine Adli al momento quello più penalizzato dalla situazione infortuni: sembra un paradosso, ma non lo è. Considerato trequartista o mezz’ala offensiva, da quanto emerso nel corso delle ultime settimane non ha ancora quel tipo di passo e di intensità che chiede il mister per il suo calcio intenso e aggressivo e che serve quindi per poter entrare stabilmente nelle rotazioni. Non è ovviamente “abbandonato” né da Pioli né dallo staff, ma in un Milan che bada tanto all’equilibrio in campo l’assenza di Saelemaekers pesa anche per Adli, che perde così un compagno che possa “sostenerlo” dal punto di vista tattico e fisico. Stesso discorso che si può fare anche per Malick Thiaw: viene considerato un buonissimo prospetto, ma ha ancora un passo troppo lento a livello di ritmo. Le occasioni in ogni caso arriveranno per tutti, a patto ovviamente che ci si metta a totale disposizione di Pioli e del gruppo.


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