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Dalla Russia con il cuore: un 3-2 che ricorda Madrid...

di Matteo Calcagni

Era la partita chiave del girone di Champions, contro un'avversaria temibile e su un campo quasi inviolabile. Massimiliano Allegri ha deciso di affrontarla a viso aperto, partendo con tutto il potenziale offensivo a disposizione. La scelta ha subito portato i suoi frutti: nei primi 20 minuti il Milan ha deliziato, tanto da risultare forse il più bello della gestione del mister toscano. Prima la punizione, conquistata caparbiamente da Emanuelson e trasformata dallo stesso (con una fortunata deviazione); poi la gemma di Stephan El Shaarawy, diventato ormai un cannoniere famelico ed implacabile. Il diciannovenne savonese si è preso il Milan sulle spalle, sacrificandosi in fase di copertura e realizzando il realizzabile in attacco: è il suo quinto gol in 10 giorni, una media assolutamente incredibile. Quei 20 minuti, oltre a portare il risultato sullo 0-2, sono serviti come scossa ad uno spento Zenit: la formazione russa, colpita a ferro e fuoco dai rossoneri, ha ritrovato grinta e voglia di vincere. L'undici di Allegri ha cominciato ad arretrare, prima consapevolmente, poi schiacciato senza via d'uscita dal forcing dello Zenit. Neanche i lanci lunghi hanno portato granché, vista l'assenza di saltatori ed uomini di peso (la scelta di Bojan, tuttavia, è stata azzeccatissima per i primi minuti di gioco). Nella selva difensiva, quando Hulk e compagni provavano in tutti i modi a perforare la rete milanista, ci ha pensato un Super Abbiati a blindare la porta. L'estremo difensore di Abbiategrasso ha compiuto miracoli su miracoli, arrendendosi solo ad un passo dall'intervallo, quando uno straripante Hulk si è liberato della morsa milanista e ha scagliato in gol una potente conclusione. Dopo il 2-2 russo, arrivato ad inizio ripresa, la serata sembrava progredire verso un esito non proprio positivo. Ma così non è stato. Il Milan non si è disunito, Allegri è stato bravo ad inserire Pazzini e Nocerino, riscoprendo solidità soprattutto in fase difensiva. Calando l'offensiva dello Zenit, i rossoneri hanno ricominciato a fare capolino in attacco, trovando poi (grazie anche alla buona sorte) la decisiva deviazione di Hubocan su un cross di Montolivo. A quel punto serviva solo difendersi, concedendo possibilmente meno occasioni agli avversari, fin lì superiori soprattutto sul gioco aereo: da qui l'idea di sostituire Boateng per Yepes, dimostratosi preziosissimo in qualche coraggioso recupero. A mettere la firma finale sulla vittoria è stato nuovamente Christian Abbiati: nonostante l'errore sul gol di Shirokov, l'esperto portiere ha compiuto un'autentica prodezza sulla volée di Anyukov. Un successo che permette al Milan di balzare a quota 4 nella classifica del girone C, aumentando le chances di qualificazione dopo il pareggio interno contro l'Anderlecht. Ma l'importanza del 3-2 sul campo dello Zenit, va oltre i semplici 3 punti: anche con fortuna, ma soprattutto con il cuore, i rossoneri sono riuscuti a fare un balzo fondamentale, sia per il morale che per l'autostima. Il pareggio di Parma, seppur amaro, era coinciso con primi ed incoraggianti miglioramenti: il definitivo passo in avanti è avvenuto in Russia, dove il Milan ha stupito e sofferto, conquistando una vittoria sudata ma cercata con forza dal 1' al 94'. Se alla vigilia della gara col Cagliari, era stata rimembrata la stagione 2009/10, con quell'intervallo di Milan-Roma che cambiò faccia alla squadra, oggi viene in mente l'impresa di Madrid. Il team di Leonardo trovò se stesso proprio nella capitale spagnola, con una grande vittoria esterna per 3-2 contro le Merengues. Un cambio di modulo e una grande vittoria europea potrebbero, come tre anni or sono, rilanciare definitivamente i rossoneri.


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