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C'è un Milan che soffre e lotta e poi c'è un milan che pensa a Perth

di Manuel Del Vecchio

C'è un Milan che lotta e soffre. Vince, perde, sbaglia, fa gioire, va oltre i propri limiti, si impegna. Un Milan che ha ritrovato connessione con i tifosi e l'ambiente, un Milan che ha riportato nuovo entusiasmo. Il che non vuol dire vincere o arrivare certamente ai risultati prefissati, ma tornano a rivedersi quelle che dovrebbero essere le basi di questo sport: passione, senso di appartenenza, voglia di competere ed essere competitivi. Dall'altra c'è un milan, l'assenza della maiuscola non è un errore di battitura, che non ha ancora compreso cosa vogliano dire il calcio, il tifo e l'amore del pubblico italiano.

C'è un Milan incompleto ma tenace, poi c'è un milan completamente distaccato dalla realtà "banale" della competitività e del vero senso dello sport. Che non è un margine di guadagno, un tasso d'interesse, una plusvalenza, un indice di gradimento, una maglietta da vendere all'estero o tifosi da trattare come clienti. O meglio. Il calcio moderno, purtroppo, è anche quello. Non veniamo dalla luna: questo "contorno" è necessario per far mandare avanti tutto il baraccone. Ma è importante vendersi ad un certo modo ai tifosi, dare almeno l'illusione di essere dalla loro parte e di vivere il tutto con gli stessi valori.

E invece ci si ritrova a pochi minuti dal fischio d'inizio di una Semifinale di Supercoppa Italiana, nulla di trascendentale o storico ma comunque un'opportunità di giocarsi un trofeo, con il presidente della Lega Serie A che annuncia soddisfatto che Milan-Como si giocherà a Perth l'8 febbraio con arbitri forniti dalla federazione asiatica. Lasciando perdere, ci torneremo, l'assurdità totale dell'evento, è giusto concentrarsi sul tempismo. Ricorda quasi la dichiarazione di Scaroni che, prima di un Milan-Atalanta, disse che si chiedeva spesso come mai fosse proprio così necessario giocare la Coppa Italia. Quasi un fastidio visto che non porta gli introiti sperati. 

Massimiliano Allegri, senza peli sulla lingua ma molto intelligente e "politico", ha ricevuto la notizia nel pre partita direttamente in TV e se l'è cavata così: "Non so ancora niente. Spero che sia un’apripista a quello che sarà il futuro del calcio italiano e spero che non sia solo un caso isolato. Altrimenti sarebbe un problema”. Della serie: se è proprio necessario... Allegri sa benissimo che è sempre il soldo a comandare, e infatti in conferenza dice che "Siamo dispiaciuti, ma abbiamo un obiettivo molto più grande che è entrare nelle prime quattro. L’entrata nella Champions, in questo momento, è un salvavita per la società perché ti permette di fare mercato ed entrare i soldi". Però questa follia dell'andare in Australia durante il campionato, affrontando un viaggio che scombussola il fuso orario, giocare contro un avversario molto forte senza il sostegno del proprio pubblico di casa per poi ripartire di fretta e furia per affrontare un'altra trasferta in Serie A deve essere un malus che prima o poi deve toccare a tutti e non solo al Milan. Altrimenti dice bene Allegri, sarebbe un problema.

Tra Lega Serie A e Milan ci si rimbalza la paternità dell'idea di andare a giocare in Australia, mentre si sottolinea come tutte le società di Serie A fossero d'accordo. Noi ci permettiamo di scrivere che lo sono soprattutto Inter e Napoli, in lotta per lo scudetto con il Milan: quando mai può ricapitare che una pretendente al titolo si faccia del male con le proprie mani? Rispondiamo ancora noi: con questo milan, spesso. milan, non Milan. 

La sensazione che l'aspetto sportivo sia secondario (se non terziario) è sempre più forte, e non è da ricercare nel fatto che il club rossonero sia virtuoso nei conti o particolarmente ligio ai vari Fair Play Finanziari. Quelle sono le basi, purtroppo direbbe qualcuno, del calcio moderno. Ogni movimento, ogni dichiarazione, ogni imbeccata sui giornali rafforza quella che sta diventando una certezza. Milan-Como a Perth è solo la ciliegina sulla torta: i rossoneri voleranno dall'altra parte del mondo nel bel pieno della lotta scudetto (o almeno, lotta per un piazzamento Champions) per 5-6 milioni di euro. Si commenta da solo, no?

Si dice che questo progetto australiano faccia tutto parte di un disegno più grande, volto a internazionalizzare la Serie A, iniziato proprio con la Supercoppa Italiana da giocare in Arabia Saudita. La stessa Arabia Saudita che l'anno scorso fischiò il minuto di silenzio dedicato a Gigi Riva durante Napoli-Inter o la stessa Arabia che ogni anno lascia enormi buchi negli stadi per le partite del torneo nonostante i vari uffici stampa si affannino ad annunciare dei sold out che non esistono. Ieri Simonelli, evidentemente soddisfatto, ha proseguito con la narrazione: "Avere lo stadio pieno è un’enorme soddisfazione, a dimostrazione che questa operazione di internazionalizzazione sta portando risultati. Abbiamo incontrato anche gente del posto con cappellini del Napoli e del Milan, è la riprova che questa attività sta dando i propri frutti”. I famosi frutti dati dai tifosi con i cappellini. Ogni altro commento sarebbe superfluo. Anzi, ce n'è uno: milan, lascia vivere tranquillo il Milan ed i suoi tifosi.


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