Che il derby ci lasci una squadra di piromani
Il calcio è strano. Ma non per modo di dire, lo è veramente. Fino a ieri mattina il Milan era una squadra costruita con poco senso logico, con una striscia negativa di sei derby persi, con un allenatore in forte discussione e che sembrava non avesse mordente sulla squadra e sull'ambiente. Ambiente turbato anche da alcune dichiarazioni fuori luogo di Ibra. Dopo i novanta minuti di ieri tutta questa onda di negatività è stata azzerata.
Il Milan ha finalmente giocato da squadra, da gruppo che respira ed espira nello stesso momento, ha avuto un assetto tattico logico in campo e ha tenuto testa ad un'Inter forse un po' superficiale, ma sicuramente e decisamente molto forte. Tutto guarito, tutto finito, polvere sotto il tappeto finalmente spazzata? Assolutamente no.
Ma siccome il calcio è strano ora può iniziare la stagione del Milan: giocatori, allenatore, dirigenti e anche tifosi facciano tesoro di questa bella gioia che evidentemente mancava da troppo e si usi questa fiamma di orgoglio per appiccare un incendio. Quello che i tifosi si augurano di vedere è una squadra di piromani, se ci passate la metafora.
Ieri ci sono state due conferme importanti, che evidentemente negli ultimi mesi erano venute meno proprio a livello di convinzione: quando si soffre, quando si esce dal campo con la consapevolezza di aver lasciato tutto sul terreno di gioco, come ha detto il match winner Gabbia a Milan TV, nella stragrande maggioranza dei casi si esce dallo stadio stanchi ma vincenti. Respirare all'unisono, fare quei benedetti 3 metri in più ed essere certi di avere dietro e di fianco a sé un compagno che la sente, ci crede e lotta allo stesso modo fa la differenza sia nel breve che nel lungo periodo.
La seconda riguarda l'efficacia del piano partita, delle idee di gioco e dell'identità. Fonseca non ha avuto paura di fare scelte all'apparenza avventate, e soprattutto le ha fatte rimanendo coerente a quello che è il suo credo. Il calcio è strano, ma anche semplice: quando si vince allora si ha ragione. Ma ieri Fonseca non ha avuto ragione solo perché ha vinto, ma anche perché lo ha fatto in modo serio, creando molto, dando finalmente la sensazione di poter fare male ad una squadra che nelle ultime stagioni stava diventando uno spauracchio quasi insormontabile. La nota positiva finale, ma forse la più importante, è che evidentemente i giocatori apprezzano e credono in quello che propone l'allenatore; effettivamente Fonseca si era detto sinceramente sicuro anche in conferenza, ma vederlo poi sul campo lascia sicuramente tutto un altro effetto.
E ora? Ora ci si godono le belle sensazioni e le si usano come benzina. Citiamo nuovamente Fonseca: "Ho ricevuto dalla società quello che avevamo previsto per formare una squadra fortissima. Siamo già una squadra fortissima? No". Il lavoro è appena cominciato, va coltivato con ambizione, disponibilità e curiosità. Perché questo Milan che inizia a far intravedere situazioni di gioco nuove, proprio come vuole Fonseca, effettivamente incuriosisce. Il calcio è veramente strano, a volte bastano 90 minuti per cambiare tutto. Ed è proprio per questo, con 90 minuti da giocare in media ogni 3/4 giorni, che ogni impegno va affrontato con la stessa serietà e con un fuoco crescente.
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