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VIDEO - Da Ronaldo a Gattuso, fino ad Abidal e Cassano... calciatori in "pericolo"

di Antonio Vitiello
Fonte: articolo di Matteo Ronchetti per Sportitalia

Ci sono momenti in cui il pallone gira veloce, e con lui le tue gambe. Sei giovane, ricco e famoso, fai il lavoro più bello del mondo. Hai tutto, e pure di più, il necessario e il superfluo. La gente ti guarda estasiata, ammirata. Sei un icona che vive di luce propria. Lontana dalla realtà, intoccabile, inscalfibile, inavvicinabile. Poi d’improvviso la luce si spegne, lasciandoti senza fiato con poche risposte in mano: che succede? Com’è possibile? Perché a me? E’ in quei momenti, quando il pallone si sgonfia, che le priorità della vita riprendono il loro posto. La salute, la famiglia, gli amici, poi – eventualmente – lo sport. Cassano è solo l’ultimo dei casi. Atleti muscolosi, potenti, tirati a lucido, iper-controllati che sono lo specchio della salute e poi si scoprono malati, vulnerabili. In una parola, ‘uomini’. Gattuso impersonificava alla perfezione il Guerriero, duro come la roccia. Immagine sgretolata in un amen per un problema al sesto nervo cranico che ti moltiplica la vista, ti fa sbandare, ti rende incapace dei più semplici gesti. “Una persona normale resterebbe a letto. Senza soldi per curarsi non avrebbe nemmeno più la possibilità di lavorare. E’ in questi casi che mi rendo conto di essere fortunato”, ha ammesso con onestà Ringhio. Ci sono volte, invece, che la forza la devi trovare in primis dentro te stesso. Quando è la testa a inchiodarsi, quando cominci a veder tutto nero, quando la depressione ti prende e non ti molla più. Buffon l’ha battuta, è uscito allo scoperto e l’ha raccontata, ma ce ne sono molti altri che combattono in silenzio. E a volte perdono. Ci sono poi mali oscuri come la SLA di Borgonovo, virus misteriosi come quello che colpì nell’81 Baresi, costretto su una sedia a rotelle, totalmente privo di forze, poi tornato 3 mesi e mezzo più tardi come se nulla fosse. Si parlò di tumore, mai confermato. Circondato di mistero pure il malore di Ronaldo prima della finale con la Francia ai mondiali del 98. Un Fenomeno fragile, tra infortuni di gioco, ipotiroidismo e accuse feroci: ciccione, gli dicevano. Alla lunga si è arreso e si è fermato. E’ stato costretto a farlo Lionello Manfredonia, dopo il malore in un Bologna-Roma. Ha invece preso in contropiede la malformazione al cuore Nwankwo Kanu, bloccato dallo staff medico interista, operato e poi tornato in campo. Non hanno avuto questa fortuna Renato Curi, Marc Vivien Foè, Antonio Puerta che ci ricordano: sul campo si può anche morire. O risorgere, come Eric Abidal che da capitano ha sollevato la Champions a Wembley 40 giorni dopo l'operazione per rimuovere un tumore al fegato. E’ la pagina più straordinaria che lo sport possa regalare. L’augurio ad Antonio Cassano.


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