Serafini su Facebook: "La lezione di Siena"
Fonte: articolo di Luca Serafini sul proprio profilo facebook
Se c'è qualcuno che pensa che il Milan sia davvero la terza forza del campionato italiano per rosa e tasso tecnico, non vada avanti a leggere. Il podio 2012-2013 è stato un piccolo capolavoro di Massimiliano Allegri tra contraddizioni evidenti e un impoverimento della qualità oggettivo. Che lo stesso allenatore sia ormai un po' prigioniero, un po' barricato dietro le sue stesse testardaggini che sono ora la sua forza, ora la sua debolezza, è un dato di fatto passato attraverso la passiva rassegnazione nella perdita dei fuoriclasse e nell'accumulo di mezzi giocatori. Con i quali ha sorprendentemente scalato la classifica, facendo praticamente meglio quest'anno che nei 2 anni precedenti con Nesta Zambrotta Thiago Silva Gattuso Seedorf Inzaghi Ibrahimovic in cui ha più perso che vinto, arrivando infine a festeggiare il terzo posto con un'enfasi che sarebbe propria della meritevole Fiorentina o una qualsiasi altra squadra di centroclassifica che annoverasse Flamini, Nocerino, Muntari, Boateng, Robinho dopo aver avuto anche Pato e si accontentasse ora di gente come Constant e Zapata dopo aver avuto in quei ruoli Maldini e Nesta.
Il connubio di Allegri con Berlusconi non può proseguire: diverse le strategie e la filosofia, troppo profonde le fratture e insopportabile l'insofferenza reciproca, ma se il presidente rossonero pensa davvero che dalle macerie del mercato 2012 possa nascere una squadra vincente e migliore soltanto con qualche ritocco, non ha capito che uno dei problemi del Milan può anche essere il suo attuale allenatore, ma non il più grande né il più difficile da risolvere. Siena ha detto chiaro e tondo che il Milan arriva terzo per umiltà e meriti propri, ma molto anche per demerito altrui. All'allenatore della prossima stagione, chiunque esso sia, serve una squadra migliore.
Siena ha detto infine come la parte più becera del calcio italiano si aggrappi sistematicamente, quando serve e quando comoda, agli arbitraggi, ai complotti e alle congiure. Ai fantasmi. Agli alibi. Una mentalità e una sottocultura più gravi persino di quello che si spaccia come razzismo e che invece è semplicemente idiozia da curvaioli. Il fatto è che i curvaioli si annidano sulle panchine, in tribuna e dietro le scrivanie, giornalisti compresi. Qualcuno, se non altro per pudore, ha il coraggio di ammetterlo. E per questo parla soltanto di calcio, mai di sospetti.