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Serafini: "Milan, la stagione non è finita. C'è ancora una Coppa Italia da onorare e da vincere"

di Enrico Ferrazzi

La stagione del Milan non è ancora finitaLuca Serafini, istituzione quando si parla delle sorti e dei colori rossoneri, ha un pensiero chiaro e preciso in merito a quelli che potranno, potrebbero, essere gli ultimi mesi di Rafa Leao e compagni e tramite TMW ha scelto di raccontare il suo punto di vista: "La stagione del Milan non può essere considerata conclusa in alcun modo. C'è ancora una Coppa Italia da onorare e da vincere. Il calcio è talmente strano che in una delle peggiori stagioni che io ricordi in assoluto il Milan potrebbe vincere due trofei. La stagione insomma non può essere conclusa: in campionato deve finire nel migliore dei modi, senza tracciare obiettivi ma certamente concludendo in una condizione non sbrindellata come quella di adesso. E poi la Coppa Italia, ci sono massimo tre partite per dare un senso. Il dibattito fra i milanisti è già acceso: senza presunzione ci si chiede che stagione sarebbe, se arrivassero due trofei".

Due trofei che potrebbero dare credito a Conceiçao anche in ottica futura?
"Credo che le sue carte se le sia bruciate a prescindere: un po' perché in campionato c'è stato un crollo verticale, un po' perché ci sta mettendo del suo. I sacrifici alla panchina di Tomori, Leao, Pulisic e Fofana non hanno migliorato gioco e risultati, anzi. Leao è ancora quello che risolve le partite. Lui ha preso questa situazione di petto in chiave più nervosa che riflessiva, quindi potrebbe non bastare neanche un secondo trofeo a meno di un clamoroso recupero in zona Champions che oggi mi sembra francamente poco credibile".

Dei tanti nomi circolati per la panchina chi la convince di più?
"Io ho sempre avuto solo due nomi. Due filosofie diverse ma che avrebbero senso: uno è Antonio Conte. Lui può riassemblare una cosa che in questo momento è frastagliata. L'altro nome è De Zerbi, uno che può costruire qualcosa di credibile. Il milanista in questo momento ha bisogno di gioco e di risultati, due cose che spesso vanno a braccetto".

Domanda inevitabile: chi sceglierà il prossimo allenatore?
"Il ds lo sceglierà Furlani. Poi bisognerà vedere se farà come Ibra e Cardinale avevano suggerito, dicendo che il ds avrebbe dovuto occuparsi della scelta dell'allenatore. Io non so se Furlani, il quale sceglierà sicuramente il prossimo ds, vorrà scegliere anche l'allenatore. Io ho sempre avuto la sensazione che fosse così, ma quando ho saputo che Berta, Paratici e Tare avevano incontrato solo Ibra e Cardinale pensavo che la scelta sarebbe stata loro. Poi Furlani è andato a New York a ricordare a Cardinale che comanda lui. Furlani rappresenta il fondo Elliott, che ha dato in affitto il Milan a Red Bird. Fin quando io sono in affitto, alla riunione di condominio continui ad andare tu proprietario… Non c'è niente di misterioso, Elliott è il primo fondo attivo mondiale, queste cose le sa fare. E' una cosa normale, regolare, non c'è niente di strano o losco, è tutto alla luce del sole. Tecnicamente comanda Elliott, la casa è sua, poi tu puoi mettere le piante sul balcone e scegliere tavoli e sedie, ma la proprietà è quella e Furlani ne è la diretta emanazione".

Dal suo punto di vista è più probabile la permanenza di Theo Hernandez o quella di Rafa Leao?
"Di Rafa Leao. Nel gioco della torre mi sembra più vacillante Theo: ha evidentemente dei problemi personali e psicologici che si manifestano nel basso rendimento di questa stagione. Leao invece non me lo deve toccare nessuno. Tutti vorrebbero che avesse l'armatura del guerriero, la faccia di Gattuso, gli assist di Rivera, la continuità di un passista ciclista… Leao è Leao, dati alla mano è ancora l'unico che cambia le partite del Milan sia che parta dall'inizio come dovrebbe essere sia che entri dalla panchina".


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