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Prima Ibra, poi Pirlo. Non dire gatto...

di Antonio Vitiello - twitter: @AntoVitiello
Fonte: di Andrea Losapio per Tmw

Da che mondo è mondo, ognuno tira l'acqua al proprio mulino. Da che Panenka è Panenka, il cucchiaio su calcio di rigore è un classico per chi vuol far la figura del gradasso, dell'impavido, o più semplicemente rovesciare le sorti di un destino cinico e baro, che vuole la tua squadra già sconfitta. Da che Totti è Totti, invece, lo scavetto ce lo ricordiamo più delle parate di Toldo in Italia-Olanda del 2000, la partita più incredibile della nostra storia, anche più della sfida con la Germania del 1970 (ma con meno gol). Da quando Andrea Pirlo da Brescia, sublime luminare della pedata, ha accarezzato quella sfera tonda fino a beffare Hart, tutti lo stanno portando in palmo di mano, vecchio e nuovo campione che accomuna tutto il calcio italiano, bersagliato e sconquassato da uno dei più gravi scandali della sua - pur costellata - esistenza.
L'Italia ha bisogno di un eroe così, capace di far twittare a qualsiasi campione e collega straniero "Pirlo", associato alla sua classe. Per uscire dal vortice delle scommesse e ridare senso all'italico mondo in braghini e magliette sintetiche firmate. Quel che non piace, a parte l'echeggiare di chi sale e scende dal carro del vincitore con la stessa velocità con cui cambia i calzini,  è lo sbrodolio di lodi per chi, nella sua vita, ha già vinto tanto da non dovere dimostrare nulla a nessuno. Andrea Pirlo in questa stagione è stato uno dei migliori protagonisti della Juventus scudettata, l'uomo che ha cambiato marcia alla squadra di Conte, il genio della lampada. E pure in mezzo al campo, con l'azzurro della nazionale, sta inanellando una grande prestazione dietro l'altra. Ammesso questo, è un pochino sciovinista - e dagli amici francesi lo abbiamo imparato bene - parlare di Pallone d'Oro per Pirlo. Non che magari non se lo meriti, beninteso, ma l'Italia ha vinto una partita su quattro nei tempi regolamentari, pareggiato con il fantasma dell'Inghilterra e la Croazia meno tecnica degli ultimi quindici anni. Buona la prestazione con la Spagna, appena appena sufficiente quella con l'Irlanda. L'errore, se possibile, è pensare di avere compiuto un'impresa. La qualificazione alle semifinali serve per raggiungere la sufficienza. Ora inizia il bello: Andrea Pirlo potrebbe dimostrare al mondo tutta la sua classe conducendo l'Italia alla vittoria europea. E allora, forse sì, meriterebbe a pieno titolo il pallone d'Oro.
Altrimenti, con tutto il rispetto concesso per un grandissimo artista come lui, un Cristiano Ronaldo a quota 60 gol con il Real Madrid e alle semifinali in Champions League e Europeo se lo meriterebbe di più. E non è l'unico. Condividiamo dunque le parole di Ancelotti, che ha bollato Pirlo come "un genio del calcio", ma chi sostiene - come Petrucci - che il regista della Juve dovrebbe ricevere il Pallone d'Oro ricorda tanto Adriano Galliani prima del quarto di finale con il Barcellona. "Zlatan può vincerlo". Ecco, magari vediamo di non fare la stessa fine. Perché, come insegna il Trap, non dire gatto...


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