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Pato-Allegri, come andrà a finire?

di Francesco Specchia
Continuare a volare nell'Olimpo dei calciatori perché il difficile sta nel confermarsi. Lo sfogo di Pato nei confronti del suo allenatore Massimiliano Allegri è comprensibile. Come un papero in gabbia non riesce ad esprimere il suo massimo potenziale, un fuoriclasse che deve limitarsi a giocare da buon calciatore è frustante e porta con se sfoghi di questo genere. Pato si, Pato no. La critica si divide così come i tifosi, lui dovrebbe non curarsene ma rimane in panchina a pensare come sarebbe se fosse sul Prato verde. Bastone e carota. Criticato e pungolato anche da Mauro Tassotti che lo rimprovera per i mancati movimenti senza palla e per la scarsa cattiveria agonistica. Trotterella per il campo con la consapevolezza della sua superiorità come se sapesse che il gol da un momento all'altro potesse arrivare ma con la foga agonistica di un 40enne all'oratorio. Al suo fianco ha campioni che vomitano per l'eccessivo sforzo fisico (vedere Ibra per credere) o che danno il massimo ad ogni singolo allenamento (Seedorf e Inzaghi su tutti) e lui che è solo all'inizio potrebbe rimpiangere questi giorni milanesi. Chi lascia Milanello per la squadra nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova. Pato sentenzia: "Ancelotti mi parlava spesso e mi aiutava fuori dal campo, Allegri non lo fa". Pretendere il massimo senza spiegare come raggiungerlo è troppo facile, tra il dire e il fare... La verità sta nel mezzo, la bugia più brutta vedere il papero volare via per poi ritrovarlo un giorno cigno... 
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