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Mughini sullo sciopero: "Il calcio, un giocattolo che sta per esplodere"

di Claudia Di Blasi
Fonte: liberonews.it

Lo sfogo dalle pagine web di libero news di un personaggio che di calcio se ne intende. Tifoso juventino, obiettivo quando serve, ecco cosa ne pensa Mughini dello sciopero: "Non solo al nostro Paese sta mancando il pane, ma vengono meno persino le brioches rappresentate dai gol di Ibrahimovic, dagli assist di Totti, dalle punizioni di Alex Del Piero.
Deluso come tutti dal fatto che oggi non ci sarà la gran festa popolare fatta di gol e di chiacchiere sui gol, la mia opinione è che i calciatori questa volta le loro ragioni ce le hanno. Viziati sì (innanzitutto da noi dei giornali che ansimiamo dietro ogni loro sospiro), straricchi sì (ma solo una piccola porzione di quelli che si guadagnano il pane prendendo a calci il pallone, e anche quelli meno di prima), appetiti dalle belle fanciulle sì (ma sempre le belle fanciulle hanno appetito gli eroi del momento, gli aviatori come gli attori di cinema), ma tutt’altro che dei ragazzi senza anima e senza ragione. Nel corso di una lunga esperienza di chiacchieratore di calcio in televisione, ne ho avuti accanto a decine se non a centinaia. La buona parte erano ragazzi in gamba se non in gambissima. Tutte le volte che vedo e chiacchiero con Demetrio Albertini, uno che ha lsciato il calcio giocato dopo averlo interpretato a grandi livelli, mi rallegro. Non un volta in questi dieci anni che ho incontrato Antonio Conte e che lui fosse banale e prevedibile.
Andiamo al sodo. Questa volta lo sciopero non è per accumulare altri privilegi da parte di chi ne ha tanti. Questa volta i giocatori incrociano i loro piedi aurei a vantaggio dei colleghi più sfortunati, che sono tantissimi: quelli che hanno dietro di sé il momento migliore della loro carriera, quelli che non stanno simpatici al nuovo allenatore, quelli che sono andati “fuori rosa” e che non sanno dove allenarsi per cercare di tenersi pronti a un nuovo posto di lavoro.
E dunque ancora un volta il calcio non è un giardino dorato atto a superuomini e supereroi ma lo specchio della nostra società.
Perché il fatto nudo è crudo è che il calcio è divenuto un giocattolo che sta per esplodere. Basterebbe che i magnati della televisione a pagamento firmassero degli assegni meno congrui e tutto salterebbe in aria. Una volta, da parte di imprenditori di successo, era una corsa ad assicurarsi la vetrina offerta dalla presidenza di un società di calcio. Oggi succede che una grande squadra adorata da un grande pubblico (la Roma), stenti infinitamente a trovare nuovi proprietari e che siano dei proprietari affidabili, gente che nove su dieci ci rimetterà dei soldi. Un presidente come Silvio Berlusconi, uno che ha resuscitato il Milan e che lo ha fatto diventare la squadra con il maggior numero di trofei al mondo, confessa adesso che non ce la fa più, che non può continuare a spendere per il Milan la metà del reddito attivo che gli viene ogni anno da tutte le sue attività imprenditoriali. Una società i cui proprietari (la famiglia Agnelli) un tempo schioccavano le dita a scegliere l’uno o l’altro campione da comprare, quella Juve che Calciopoli ha devastato e pressoché raso al suolo, adesso conta i 100mila euro quando deve comprare o prendere in prestito un giocatore di seconda fila. Molti tifosi laziali non amano il presidente Lotito, eppure senza di lui non so se la Lazio ci sarebbe ancora. Le squadre di calcio sono delle aziende e devono essere gestite come tali, contando gli euro uno a uno. Delle aziende i cui dipendenti (nella media molto ben pagati) hanno i loro doveri e i loro “diritti”. Come in tutti gli altri campi professionali. Doveri e diritti in un’Italia dove ogni frammento del vivere è divenuto duro e spietato. Non è di un giardino dorato che stiamo parlando". Mentre sono numerose le prese di posizioni contro questa scelta presa, Mughini, questa volta, sta con i calciatori.

 


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