MN - La possibile esclusione di Leao non è legata alle parole dette col Portogallo. Fonseca pensa al turnover in vista dei numerosi impegni
Nella conferenza odierna, alla vigilia di Milan-Udinese, mister Fonseca è stato come al solito chiaro e senza peli sulla lingua. Il portoghese, reduce dalla sconfitta con polemiche di Firenze, ha messo i puntini sulle i: "La mia leadership non la ostento, non sono un attore. Quello che lo dico lo dico all'interno dello spogliatoio, faccia a faccia. Se abbiamo un problema non me ne frega un cazzo del nome del calciatore, mi confronto direttamente con la squadra o con i giocatori che hanno sbagliato. Per me nessun calciatore è più importante della squadra. Bisogna prendersi le proprie responsabilità quando si sbaglia. E se qualcuno sbaglia in questo spirito di squadra per me è difficile. Vediamo domani come sarà".
Nel pomeriggio è emersa la possibilità che Leao domani non parta dall'inizio, con Okafor indiziato numero uno per il posto da titolare a sinistra. La reazione naturale di tanti è che la possibile esclusione sia legata alle parole che il portoghese ha rilasciato in nazionale dopo la sfida con la Scozia: "Quando sono qui sento il sostegno di tutti. Anche l’allenatore ha molta fiducia in me. L’allenatore mi ha chiesto profondità e uno contro uno e di fare il meglio che posso. Fondamentalmente, fare il mio gioco per creare opportunità".
La realtà è che la scelta di Fonseca non é collegata a queste dichiarazioni e né ad eventuali problemi fisici del numero 10, che è in salute. Il tutto sarebbe riconducibile al turnover paventato dal mister proprio oggi in conferenza: nell'arco di 21 giorni il Milan giocherà 7 partite, di cui tante in trasferta e in stadi complicati come il Bernabeu.
di Antonio Vitiello