Leao e il suo apporto importante dalla prima presenza dal 1': i numeri
Lunedì il Milan farà visita al Torino, Massimiliano Allegri si affiderà ancora ai colpi di Rafael Leao. Dalla sua prima gara da titolare in questo campionato, ovvero nelle ultime sette giornate di Serie A, l'attaccante portoghese è il giocatore che ha segnato più gol: cinque reti siglate.
L'anticipo di Galli - Davide Bartesaghi: si può fare!
Mi è stato chiesto da più parti di parlare di Davide Bartesaghi: da dove salta fuori questo ragazzone che sembra essersi guadagnato un posto da titolare nel Milan di Allegri? Dov’era fino a qualche mese fa? Nato a Erba nel 2005 (compirà 20 anni a fine dicembre), formatosi nel settore giovanile del Milan dove è arrivato nel 2012, Davide è un esterno sinistro dotato di un fisico non comune per il ruolo: è alto 1,93 e pesa 85 chili, una struttura che farebbe pensare più a un centrale di difesa. E invece, attraverso una serie di prestazioni positive nel Milan di Allegri, sembra aver ormai conquistato la titolarità nel ruolo di esterno sinistro, facendosi preferire a Pervis Estupinan, uno degli acquisti del mercato estivo. Nel frattempo ha frequentato da protagonista tutte le Nazionali giovanili azzurre: attualmente milita in Under 21, ma magari Rino Gattuso, presente in tribuna al recente derby milanese, qualche appunto lo ha preso.
Già dalle sue prime apparizioni in Serie A (lo scorso anno ha giocato nel Milan Futuro, un progetto migliorabile, ma forse non del tutto inutile) è cominciata la corsa della stampa calcistica e degli addetti ai lavori a scoprire a chi vadano i meriti dell’ascesa di Davide: allo scout che l’ha segnalato, a quello che l’ha seguito, a chi ha contattato i genitori per proporre loro l’ingresso nel settore giovanile magari dovendo illustrare e spiegare le ragioni affinché ragazzo e famiglia, che sono di Erba, accettassero il progetto formativo rossonero e non quello di altri club prestigiosi della Lombardia, in cui oggi dovremmo includere anche il Como. Aggiungiamoci gli allenatori e tutte le figure professionali che Davide ha incontrato nel suo percorso, compreso l’agente o procuratore che dir si voglia. E non dimentichiamo, altrettanto importanti, la famiglia, le amicizie, i compagni di squadra e quelli di scuola, magari i primi coinvolgimenti sentimentali e, più in generale, il contesto in cui è immerso.
Sono, infatti, tutti questi elementi, incontri e frequentazioni a muovere le emozioni, a stimolare il pensiero, a indirizzare la personalità in una direzione costruttiva o distruttiva. Elementi che, nella mia visione del calcio e della persona-atleta,non possono essere separati dalla tecnica, dalla tattica o dall’atletismo: tutti, di fatto, concorrono a determinare l’efficacia in campo del giocatore.Certamente la maggiore responsabilità è in capo alle figure adulte che possono indirizzare in un senso o nell’altro l’educersi del talento e la conseguente traiettoria di carriera del giocatore. A questa responsabilità non può sottrarsi però l’atleta stesso che, seppur indirizzato dagli adulti, deve personalmente e progressivamente fare delle scelte: nei comportamenti, nelle azioni in campo e fuori dal campo, quali persone seguire e da quali prendere le distanze.
Bartesaghi è esattamente questo. Un ragazzo consapevole del proprio talento, dell’impegno necessario per allenarlo affinché potesse (no, il talento non basta a sé stesso) un giorno mettersi in mostra alla Scala del calcio. Ora occorre dare continuità sapendo che i processi di crescita subiscono momenti di stasi, a volte regressione, per poi ripartire verso l’alto.
Il ragazzo ha dimostrato di possedere questa capacità di sapersi migliorare, in allenamento ed in partita, quella che viene definita self-regulation, ora anche con l’aiuto prezioso, non dimentichiamolo, di Allegri e del suo staff. È un aspetto di notevole importanza perché ciò che oggi può bastare domani potrebbe non bastare.
Ascoltando le interviste di Davide mi sento di poter dire che il ragazzo ne sia pienamente CONSAPEVOLE. Qualcuno dice che manchi un po’ di personalità, intendendo con questo che non è giocatore da gesti tecnici eclatanti o da atteggiamenti visibili di leadership. Io credo invece che ciò che conti sia, come già detto, l’efficacia in campo: e Bartesaghi lo ha ampiamente dimostrato. Oggi Davide è un giocatore diverso rispetto al dirimpettaio Saelemaekers: è più lineare, meno portato ad accentrarsi e a dribblare, anche se dotato di un cross pulito ed efficace. E, sebbene credo che non diventerà mai come il belga (diverso anche nella struttura fisica), sono certo che nel tempo imparerà a trovare anche soluzioni diverse rispetto alla verticalità del lavoro sulla fascia.
Da parte mia e del popolo rossonero l’augurio di continuare a vederlo protagonista in campionato e, nella prossima stagione, anche in ambito europeo.
Non ho parlato dell’importanza degli esempi da seguire: ma credo che Davide possa contare su uno in particolare: Matteo Gabbia, il “capitano morale” dei rossoneri, che lo ha preceduto nel cammino dal settore giovanile alla titolarità in prima squadra, con un percorso differente, a testimonianza, ancora una volta, dell’unicità di ciascun talento.
Ecco, nel calcio italiano, sempre più coinvolto nel player trading, che non è più un punto di arrivo ma un punto di passaggio per i giocatori, Matteo e Davide dimostrano che anche da noi si può crescere per poi diventare protagonisti nel proprio club. Insomma… SI PUÒ FARE! A maggior ragione se il club si chiama AC Milan e di difensori provenienti dal settore giovanile se ne intende, mi sembra di ricordare!