Le urla a vuoto, il cellulare, un comando chiaro: l’Allegri-show di Torino. Con un enorme paradosso
A Udine lo ricordo benissimo e non c’era neanche bisogno di girarmi per guardarlo: bastava sentire le sue urla, i suoi pugni sui tavoli, i suoi richiami. Ieri, a Torino, invece, le vetrate del suo sky box impedivano la propagazione del suono. E dovevo girarmi tutte le volte verso di lui per carpire i suoi movimenti, la sua gestualità e le sue richieste. Ma è stato comunque Allegri-show.
L’arrivo
Massimiliano Allegri ha percorso di corsa le scalinate della tribuna stampa dello stadio “Olimpico - Grande Torino” a pochi secondi dal di bio d’inizio del match. Tutta la tribuna centrale, piena zeppa di milanisti, si è alzata in piedi per fotografarlo, salutarlo, stupirsi della sua presenza. Lui ha ricambiato con il consueto sorriso e il saluto con la mano, anche verso l’area stampa. Poi stop, concentrazione massima: si va dentro, al chiuso del suo stanzino, con uno dei match analyst al seguito e le guardie del corpo - perfette nella loro professione - ad assicurare la sua incolumità.
La partita
Come anticipato, questa volta non abbiamo potuto carpire il sound dell’Allegri-show. Ma qualche retroscena, da noi inviati di MilanNews a Torino, possiamo regalarvelo. E c’è una cosa che può apparire paradossale: Allegri era molto più arrabbiato sullo 0-3 a favore di Udine che sul 2-0 a sfavore di ieri. Forse perché aveva capito che l’aspetto essenziale per ribaltare la partita era agire con lucidità e non con rabbia. È quello che ha fatto. Ha vissuto senza gesti eclatanti il primo tempo, tra uno sguardo al computer, qualche comprensibile richiamo caduto nel vuoto della stanza e il collegamento diretto con la panchina. Poi all’intervallo, telefono in mano e chiamata: si cambia modulo. Rabiot si alza, Loftus-Cheek ci gioca vicino e Nkunku fa la punta. Il Milan ne trae subito beneficio. Nel mentre, Landucci e lo staff hanno una indicazione chiara per la gestione dell’intervallo in spogliatoio: parlare con serenità, infondere tranquillità, dare consapevolezza. Non ci sono stati urli o rimproveri esagerati, ma colloqui tattici, sproni motivazionali e una parola d’ordine: la si può ribaltare. Forse è per questo che, a chiamate terminate, Allegri ha passato seduto con grande compostezza il resto dell’intervallo, ad aspettare il rientro delle squadre. E a godersi poi il secondo tempo e la vittoria.