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La lezione del derby

di Luca Serafini

Non è giusto né molto intelligente smontare tutto per una sconfitta. Il Milan ha vissuto il 2011 senza perdere nemmeno una partita in casa, arrivava da una serie di 10 vittorie in 12 partite, ha ancora la possibilità di diventare Campione d'inverno - statisticamente molto più di un titolo virtuale - e infine ha perso un derby in cui lo 0-0 sarebbe stato il risultato più giusto.
E' però altrettanto giusto e intelligente cercare di capire come mai questa squadra tenda a lasciare sul campo regolarmente 2 o 3 punti nelle partite-chiave in campionato e non andare mai oltre il pareggio in Champions anche su campi di squadre modeste, modestissime, al limite dell'improponibile. Un sintomo di pessimo auspicio in ottica Arsenal. Manca certamente un po' di coraggio: contro un'Inter solida e prudente (che ha interpretato il derby al meglio rispetto alle sue possibilità attuali, il che è un merito non una colpa) la carta Robinho si poteva, si doveva giocare molto prima: per fortuna l'abbiamo detto nel pre-partita e non ora col senno di poi. Era l'occasione adatta per schierare il tridente Pato-Robinho-Ibra.
Forse Taiwo ed Emanuelson peccano nella stramaledetta "fase difensiva", però è difficile che pensare siano meno vitali dello Zambrotta di questo periodo: la miglior mezzora da quando è arrivato al Milan, Emanuelson l'ha giocato nel finale della gara di ieri nel suo vecchio ruolo di terzino. Almeno nella fase offensiva, lui e Taiwo certamente avrebbero potuto un apporto superiore, con un po' di fiducia. Di Antonini non parliamo perché per molti è peggio di tutti e 3 messi insieme, anche se a nostro avviso si è un po' troppo prevenuti nei suoi confronti.
Così, Emanuelson, mancino puro, viene impiegato nel ruolo che fu di Rui Costa, col risultato che di assist, lanci, dialoghi nello stretto, tiri in porta, nemmeno l'ombra. Il centrocampo rossonero in un anno ha guadagnato in robustezza difensiva e sortite offensive, però se si mettono in fila da una parte Seedorf, Pirlo e Ambrosini e dall'altra Flamini, Nocerino e Van Bommel, il salto in basso di qualità è lampante. Il problema è anche quello che i cordoni della borsa sono stra-sigillati, allora diventa un po' difficile anche il tiro al piccione su Galliani che si industria facendo quello che può, ministro senza portafoglio.
L'ultimo status dal quale proprio non sembra possibile svincolarsi è la lettura delle partite. Al Milan sembra che i cambi non siano ammessi prima del 65', sembrano essere proibiti da un misterioso regolamento interno. Al 9' segna Milito, al 10' dentro Robinho, perdio... Invece entra al 21'. Ranieri non sarà Churchill, ma appena il Milan manda in campo Robinho per Zambrotta, toglie Alvarez e mette Chivu.
Il riassunto è che nelle sfide decisive manca un po' di coraggio. Forse, a furia di perdere punti e occasioni, qualcosa cambierà alla svelta: l'Arsenal è alle porte e il girone di ritorno partirà con Lazio, Udinese, Napoli in rapida successione.


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