L'Inter batte la Lazio tra le polemiche. Il commento di Polverosi: "Da Fabbri a Chiffi nessuno ha visto"
Intervenuto questa mattina sulle colonne de Il Corriere dello Sport, il collega Alberto Polverosi ha dato un commento personale sul quarto di finale di Coppa Italia andato in scena ieri sera a San Siro tra Inter e Lazio, che ha visto la formazione nerazzurra staccare il pass per le semifinali contro il Milan non senza però qualche polemica:
"Ha giocato la Lazio, ha vinto l’Inter. Perché il calcio è questo, straccia la logica, sottovaluta il gioco e si inginocchia alla prodezza. Marko Arnautovic ha trentasei anni e su quella palla, respinta dalla difesa laziale, ha messo il timbro del grande giocatore, una sventola di sinistro al volo partita da fuori area finita quasi all’incrocio, con la complicità di De Vrij che, in posizione di fuorigioco, ha chiuso la visuale di Mandas. Non ha visto Fabbri, non ha visto il guardalinee, ha taciuto Chiffi al Var. Anche questo succede nel calcio di oggi. Stavolta a Lotito non sono toccate nemmeno “le briciole”...
Pure il 2-0 è stato il frutto di uno spunto individuale di Correa che ha portato al rigore di Calhanoglu. Eccoli qui, Arnautovic e Correa, la prima e la terza riserva dell’attacco nerazzurro, a conferma di quanto si sostiene da sempre, ovvero che nessuna squadra ha l’organico dello stesso livello dell’Inter. Se stanno fuori Lautaro Martinez (in panchina) e Thuram (in tribuna), c’è sempre chi risolve i problemi dei campioni d’Italia.
La squadra-bis di Baroni ha messo in seria difficoltà la squadra-bis di Inzaghi. Il gol di Arnautovic, a 5 minuti dall’intervallo, è arrivato al primo tiro dell’Inter, nato a sua volta dal primo calcio d’angolo, la Lazio ne aveva battuti già cinque e aveva concluso una mezza dozzina di volte, anche in modo pericoloso. I laziali hanno giocato come se fossero i padroni di casa, con personalità, coraggio, idee, sfruttando la vena felice di Isaksen, ma basando la manovra sulla coppia classica di centrocampo. In due, Guendouzi e Rovella, tenevano sotto controllo i tre dell’Inter, Frattesi, Asllani e Zielinski, li costringevano a correre indietro, tagliavano le vie di gioco e organizzavano la manovra della Lazio.
L’assetto, le scelte e le mosse di Baroni si facevano preferire a quelle di Inzaghi, che aveva puntato sulla coppia di riserve in attacco e se l’austriaco gli stava dando ragione, l’altro, Taremi, è rimasto per lunghi tratti in balìa di se stesso, tenero, tenerissimo, tanto da farsi soffiare la palla più di una volta fra i mugugni di San Siro. Lo 0-6 di dicembre aveva lasciato il segno, ma anche una traccia chiara per impostare la partita in modo diverso, una lezione messa a frutto da Baroni almeno sul piano del gioco.
Dopo un’ora Inzaghi ha messo dentro i titolari Calhanoglu e Bastoni, oltre a Correa, e ha cambiato anche sistema passando alla difesa a quattro con Bastoni terzino sinistro e Pavard terzino destro. Era la rinuncia all’ampiezza (la caratteristica principale dell’Inter quando attacca) per mettersi sullo stesso piano della Lazio così da chiudere gli spazi che la squadra di Baroni continuava a trovare anche nel secondo tempo. Il tecnico toscano può essere orgoglioso della sua squadra, ha corso, giocato e attaccato fino all’ultimo minuto, anche quando era sotto di due gol. Non ha pensato troppo allo scontro-Champions di nuovo a San Siro contro il Milan. Già, il Milan. Ci saranno altri due derby milanesi in questa stagione, dopo la Supercoppa e il campionato anche le semifinali di Coppa Italia e se i rossoneri non si fossero fermati in Champions saremmo arrivati a sette derby in una sola stagione.
Nel finale l’Inter ha rallentato un poco, il pensiero è volato al Maradona. Sabato incontrerà il Napoli per il duello scudetto, Inzaghi dovrà prepararlo in tre giorni (anche se Lautaro sarà fresco e riposato), Conte avrà tutta la settimana. E’ l’unico vantaggio per l’allenatore salentino".