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Il saluto del Milan al Re Olimpico Mangiarotti, tifoso rossonero

di Federico Gambaro
Fonte: acmilan.com

La scomparsa di Edoardo Mangiarotti, il Re dello sport italiano, viene accompagnata dal ricordo dei suoi compagni di squadra.

Il professor Nicola Dioguardi, oggi direttore scientifico dell'Ospedale Humanitas di Rozzano (Milano) ma, in passato, compagno di squadra di Edoardo Mangiarotti ai Campionati del Mondo di Parigi del 1949, ai Giochi del Mediterraneo del 1951 e nell'epico confronto a squadre Francia-Italia vinto a Nizza dagli Azzurri nel 1952, ci affida una sua poesia-ricordo: "La punta dei suoi ferri era maledetta per gli avversari e benedetta per i suoi compagni di squadra. La sua specialità era quella di finire le Olimpiadi con più medaglie di tutti".
Poi, continua: "Non ho mai visto in vita mia uno schermidore più forte, aveva una grande eleganza, ma soprattutto aveva una formidabile destrezza che è quella qualità che rende inutile la forza bruta che vedo oggi nella scherma. In pedana era un castigo di Dio, ti arrivava la sua punta addosso e non te ne accorgevi. Altri sport? Calcio? Era del Milan, me lo ha confermato il nipote".

Stella d'oro al Merito Sportivo della Federscherma, l'ingegner Mario Favia, anch'egli ex schermidore di vertice, a sua volta non si tira indietro: "Edoardo Mangiarotti è stato uno dei più grandi campioni dello sport di tutti i tempi. Di atleti più medagliati di lui non se ne trovano. Ricordo bene, però, che oltre alle vittorie, si è sempre prodigato per i suoi compagni di squadra. Lui dava lezioni di scherma a quei suoi compagni di squadra che non potevano permettersi il maestro".


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