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Il commento di Ordine: "Ibra può e deve rispondere del piano complessivo, della scelta di Fonseca"

di Lorenzo De Angelis

Puntuale, come al solito, con la sua rubrica per Il Corriere dello Sport, Franco Ordine ha commentato la disfatta del Milan in Champions League contro il Liverpool. Queste le sue considerazioni: 

"D'accordo, la musichetta è sempre la stessa. La Champions a San Siro è sempre un’attrazione per vip in tribuna (Kakà, Figo, Ceferin presidente Uefa al fianco di Ibra) ma il Milan non ha certo cambiato spartito musicale e nemmeno calcistico. Perché, a dispetto di quel lampo accecante di Pulisic, poi sono emersi i vizi e i difetti antichi denunciati già durante l’estate e nel giorno dell’arrivo di Fonseca quando il tecnico portoghese parlò di «calcio dominante» invece di puntare i riflettori sui tanti, troppi gol (59) incassati nella precedente stagione targata Stefano Pioli.  

Così appena si passa dal Venezia, tenero come un grissino, allo spessore d’acciaio del Liverpool, ecco che riemergono i vecchi fantasmi e da una serata promettente spunta fuori una notte di clamorosi cedimenti e di piccole sventure fisiche, tipo quella capitata a Mike Maignan, centrato dal solito insulto al polpaccio (nel primo tempo) per poi finire ko (nella ripresa) per uno scontro di gioco con Tomori in affannoso recupero. Anche in questo caso c’è sempre da riflettere sulla scelta (la promozione di Torriani da terzo a secondo portiere per l’infortunio estivo di Sportiello, mai sostituito in rosa) presa con eccesso di ottimismo o di superficialità. Già, perché durante il viaggio negli Usa Sportiello si ferì a una mano e le prove, incoraggianti, del giovanotto classe 2005, suggerirono di non tornare sul mercato così come hanno fatto di recente con Bennacer (operato, ritornerà a gennaio) e il nucleo dei centrocampisti per questo motivo ridotto all’osso. 

Di chi siano le responsabilità non c’è più da interrogarsi in maniera pretestuosa. Sapete perché? Perché Zlatan Ibrahimovic, riapparso ieri sera dinanzi alle telecamere prima di accomodarsi in tribuna, è disposto a cancellare ogni dubbio, persino di rimproverare l’ex sodale Zvone Boban per una critica considerata fuori luogo (“non ho capito che ruolo ha Ibra”). «Sono io il boss» detta e ripete Zlatan in collegamento con il croato opinionista di Sky Sport. Naturalmente Ibra può e deve rispondere del piano complessivo, della stessa scelta di Fonseca e non direttamente dei deficit tattici emersi ancora una volta in difesa, e questa volta, al pari del passato, sui calci piazzati. Proprio come avvenne con Stefano Pioli. Come se il tempo si fosse fermato e non ci fosse stato nessun cambio di staff, di preparazione, di strategia difensiva, di nuovi arrivi dal calciomercato. E la sonora sconfitta di ieri è la pessima preparazione, psicologica, al derby di domenica prossima che nasce sotto il segno di una sentenza annunciata. Resa ancora più amara dalla salute di Maignan e dalla mancanza di un autorevole sostituto". 


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