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Il campo di battaglia del Barça

di Antonio Vitiello
Fonte: di Massimo Callegari per Sportmediaset.it

E’ molto più di una lamentela quella del Barcellona sulle condizioni del prato del “Meazza“. E’ una battaglia ideologica per un calcio in cui la tecnica e il palleggio prevalgano su ogni altro aspetto. Già sette mesi fa, nella riunione degli allenatori convocata dalla Uefa, Pep Guardiola aveva chiesto espressamente che venisse stabilito uno “standard della manutenzione dei terreni di gioco” da seguire e applicare in tutta Europa. Alcuni, come Sir Alex Ferguson, avevano appoggiato la richiesta e altri, capeggiati dal valenciano Unai Emery, si erano opposti, forse perché consapevoli che un erba irregolare può limitare la strapotenza del Barcellona.Ma campi come quello di San Siro, sostengono in Catalogna,  si possono ammettere – forse – in terza divisione, non in Champions League: sono pericolosi, prima ancora che limitanti per la classe dei tenori blaugrana. La sostituzione di Iniesta non sarebbe avvenuta infatti per scelta tecnica ma per tutelare l’incolumità del giocatore, che affondava pericolosamente le caviglie nell’erba milanese.

A Barcellona la gara di andata dei quarti è stata vissuta come una beffa, un appuntamento da cui non è stato ottenuto il massimo. Perché Dani Alves e Iniesta, da settimane, sono lontani dal loro miglior rendimento. Perché anche Messi, se tutta la creazione della manovra è esclusivamente sulle sue spalle, torna umano, come gli accade con la maglia dell’Argentina. Ma anche perché l’erba del “Meazza” ha limitato la velocità e la fluidità del palleggio blaugrana. Il terreno era sconnesso e non è stato bagnato come accade regolarmente al Camp Nou. Certo, anche dopo le partite e soprattutto quando il Barça perde, hanno sottolineato in tanti, ricordando gli idranti scatenati al fischio finale della semifinale 2010 contro l’Inter che festeggiava.

La Uefa ha ribadito la regolarità della procedura operata dal Milan: per bagnare il terreno a ridosso del calcio d’inizio serve il consenso di tutti (le due squadre e gli arbitri) e del resto già due anni fa, proprio Mourinho scelse di non bagnare l’erba del “Meazza” per limitare il ritmo di palleggio del Barça. Non fu la prima né l’unica occasione in cui il portoghese si scontrò con la volontà blaugrana. Alla vigilia della finale di coppa del Re dell’anno scorso, le polemiche sull’altezza dell’erba del “Mestalla” raggiunsero livelli impensabili per un dettaglio che evidentemente tale non è.  Come non lo sono le dimensioni del campo e proprio su quelle del “Camp Nou” si è speculato per anni. Nel Barça di Cruyff le ali, Goychoechea e Beguiristain, giocavano sulla linea laterale e il campo era più lungo e largo rispetto a oggi (110 x 72). Poi, nel 1998,  è arrivata l’imposizione dell’Uefa e anche il terreno del colosseo blaugrana è stato ridotto a 105 x 68.

Su quell’erba, bagnata all’inverosimile, il Milan andrà a cercare la qualificazione alle semifinali. E nel suo habitat naturale il Barcellona farà certo più paura, ma avrà anche meno alibi.


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