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Ibrahimovic-Thiago Silva, altro che preghiere e atti d'amore: nulla di vero da Milano a Parigi. Bisognava essere chiari, ora credibilità ridotta allo zero

di Antonio Vitiello - twitter: @AntoVitiello
Fonte: Di Giancarlo Padovan per Tmw

A prescindere da come finirà la vicenda legata a Thiago Silva e Ibrahimovic - ma sembra che ormai sia già finita con l'ennesimo annuncio tristemente trionfale - il calciomercato e chi lo anima ci ha fornito un'ulteriore conferma: nulla di quanto detto, fatto e comunicato da Milano e da Parigi era vero.
Non era vero che il passaggio di Thiago Silva al Paris Saint Germain era stato bloccato da Berlusconi. Non c'era stata nessuna preghiera di Galliani a Berlusconi perché intervenisse a scongiurare la partenza del brasiliano. Non c'era stato nessun atto d'amore del presidente verso la squadra e verso i tifosi che, alle preghiere di Galliani, avevano ingenuamente aggiunto la propria.
Al contrario era tutto fatto ed era previsto pure il trucco. Non solo la cessione di Thiago, ma anche quella di Ibrahimovic. Già stabilita e concordata con i vertici della società francese cheaddirittura fingeva indignazione e giurava di non essere più disposta a realizzare affari con il Milan.
Non mi attarderò a cercare di capire se sia stato più grande l'inganno o più utile la messinscena. So che ancora una volta i dirigenti del calcio non hanno detto una verità basilare. Questa: non possiamo più permetterci di trattenere Thiago Silva e di remunerare con quell'ingaggio Ibrahimiovic. Che, di fatto, è stato scaricato come un pesantissimo soprammobile, per via di poderosi emolumenti che pochi al mondo, oggi, potrebbero sopportare.Giusto il Paris Saint Germain a patto che lo svedese non esageri con ulteriori richieste di ritocco.
Dicono i più smaliziati che il Milan non si sarebbe potuto permettere di dire quanto stava accadendo. In realtà, avendo trovato nel Paris Saint Germain un interlocutore affidabile e avendo già chiuso l'operazione, è giusto l'esatto contrario. C'era quasi un mese di tempo per "avvisare" i tifosi che per il bene della società - cioè il rigore dei conti e la necessità di rientrare da pesanti esposizioni - i due dovevano essere ceduti . Di più: una parte di quei soldi poteva essere destinata ad un mercato interno meno pesante e comunque qualitativo per allestire una squadra italiana, giovane, di prospettiva.
Ora si può fare lo stesso, ma con una credibilità ridotta allo zero e con una base delusa, indispettita, dileggiata.


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