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Giudice: "Per comprendere la struttura finanziaria su cui poggia la catena proprietaria del Milan, occorre spiegare tutti i passaggi dal 2022"

di Antonello Gioia

Nel corso del consueto appuntamento con il suo commento per Il Corriere dello Sport, Alessandro F.Giudice è intervenuto sul delicato tema relativo al rifinanziamento di RedBird. Questo il suo pensiero: 

"Con l’annuncio del rifinanziamento avvenuto con otto mesi di anticipo sulla scadenza, RedBird spera forse di mettere a tacere il fertile terreno di voci, pettegolezzi e anticipazioni degli ultimi mesi. Appena pochi giorni fa erano circolati rumours di un imminente disimpegno di Cardinale forzato (si diceva) da difficoltà nel reperire i soldi per rimborsare il vendor loan e da supposte frizioni negoziali con Elliott. Si era fatto anche il nome del fondo Carlyle come possibile finanziatore, collegato a Ibra nella veste di soccorritore. Un soccorso evidentemente non necessario, alla luce del comunicato di venerdì. 

Per comprendere la struttura finanziaria su cui poggia la catena proprietaria del Milan, occorre risalire al 2022, quando Elliott decise di uscire e RedBird completò l’acquisto della sua intera quota (99,93% del Milan) per 1,16 miliardi, proprio all’indomani della festa-scudetto. RedBird versò 600 milioni a Elliott che finanziò il resto (560 milioni) con un vendor loan. La struttura non è infrequente nelle acquisizioni: il venditore si sostituisce a una banca, facilitando così la chiusura dell’operazione. Nel caso del Milan, RedBird ottenne da Elliott condizioni migliori di quelle che avrebbe potuto spuntare sul mercato bancario a cominciare dal tasso inferiore a quelli che circolano sul mercato bancario delle acquisizioni. Cosa ne ha guadagnato Elliott? Anzitutto la possibilità di realizzare un guadagno sostanzioso dall’investimento: quasi mezzo miliardo in quattro anni, incamerato sotto forma di cash versato da RedBird e sostituendo col vendor loan una partecipazione azionaria in portafoglio con un prestito e così riducendo la rischiosità dell’esposizione. 
Molti hanno assimilato il vendor loan di RedBird al finanziamento che Zhang ottenne da Oaktree ponendo le basi per il suo spossessamento dal controllo dell’Inter ma si tratta di operazioni radicalmente diverse. Da una parte, il finanziamento (parziale) di un’acquisizione in cui RedBird ha comunque versato 600 milioni di mezzi propri; dall’altra un prestito di sopravvivenza, finalizzato a ottenere liquidità per il funzionamento della gestione corrente del club. Non a caso, il tasso praticato da Oaktree fu del 12% contro il 7% offerto da Elliott a Cardinale. 
Anche la prospettiva del rifinanziamento viene da molti equivocata come una sorta di spada di Damocle sulla testa dell’azionista del Milan. Occorre però tenere presente che un fondo non ragiona come un privato, che deve impiegare risorse proprie di cui è lecito chiedersi se abbia o meno la disponibiltà. Il fondo raccoglie denaro dagli investitori e può scegliere se finanziare un’acquisizione con un mix di debito e mezzi propri (equity). Come viene calibrato questo mix? In base al rapporto che consente di non far salire il costo del debito oltre livelli di convenienza. Nella struttura finanziaria delle aziende (i fondi di private equity non fanno differenza) il debito ha sempre un costo inferiore all’equity su cui il fondo deve erogare agli investitori rendimenti in doppia cifra per compensarli della rischiosità dell’investimento. Per un investitore, il debito è solitamente meno rischioso del capitale azionario perché – a differenza di quest’ultimo – il debito va rimborsato e concede al creditore il diritto di rivalersi sui beni del debitore. Se un acquirente come RedBird può finanziare un pezzo dell’acquisizione con debito (anziché con equity) abbassa il costo dell’acquisizione. 
Con l’operazione di rifinanziamento, il fondo americano investirà altri 170 milioni e ridurrà l’esposizione da 560 a 489. L’equity dell’operazione sale così a 770 milioni e il rapporto di indebitamento ne uscirà migliorato".


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