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Ghisoni sul Milan: "Se devi far giocare un quindicenne alla tredicesima giornata, vuol dire che qualcosa non ha funzionato"

di Enrico Ferrazzi
Fonte: tuttomercatoweb.com

Durante la puntata di Maracanà su TMW Radio il direttore de La Giovane Italia Paolo Ghisoni è intervenuto per parlare delle principali tematiche relative alle squadre di Serie A.

Dopo questi due giorni intensi di Champions League, l'argomento principale non poteva che riguardare la situazione in casa Milan, con i rossoneri ormai ad un passo dall'eliminazione. Ecco le considerazioni di Paolo Ghisoni sul periodo, non proprio positivo, dei rossoneri: "Il Milan è in un momento poco decifrabile. Quando erano partiti a inizio stagione con grande entusiasmo, sembrava quasi che avessero "ereditato" l’onda emotiva dello scudetto, cambiando sì dei giocatori ma inserendo alcuni talenti come Pulisic e Reijnders. Sono arrivati al derby convinti di giocarsela alla pari, con qualche “fantasma” in più per l’Inter, visto che non stava ancora brillando. Da quel 5-1, si è inceppato qualcosa. Probabilmente hanno influito gli infortuni, oppure qualche giocatore che si deve ancora adattare. Però è anche vero che, se prima criticavamo (nell'intervento precedente) il mercato della Lazio, anche le mosse in attacco del Milan sono da rivedere. Se devi far giocare un quindicenne alla tredicesima giornata, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Era da tanto tempo che non vedevo un giocatore in condizioni fisiche così precarie come Jovic, eppure era titolare in una partita delicata come quella contro la Fiorentina. Chi può mettere in campo Pioli quando è senza Leao o Giroud? Soltanto due giocatori, il serbo e Okafor, anche lui infortunato. Quindi, dico: è una squadra che aveva le potenzialità per arrivare lontano in Champions? Non credo..."

Dopo aver analizzato la situazione attuale dei rossoneri, in studio è stato "riavvolto il nastro" ripercorrendo l'era Pioli, dal suo arrivo in panchina fino a oggi, con eventi importanti come lo scudetto vinto e la semifinale di Champions raggiunta, così come "storie negative" quali gli addii, abbastanza recenti, di Maldini e Massara. "Va ricordato che Pioli arriva al Milan come terza scelta - ha sottolineato il direttore nell'intervento - Avevano provato a prendere Spalletti, Pioli diventa il nuovo allenatore ma è chiaro a tutti che, a fine anno, ci sarà Rangnick. Ma quella parte della dirigenza che gli diede fiducia, ora non c'è più: è questo il vero problema. Io sono convinto che prima o poi questa eredità finirà, quando poi subentrerà il Moneyball. C’è un sistema totalmente diverso di gestione e scouting, pur avendo promosso un uomo come Moncada, assolutamente preparato. Il Milan eredita uno status importantissimo, dopo uno scudetto e una semifinale europea, che non aveva da decenni. Chi gestisce ora questa situazione deve fare un po’ come Sinner con Cahill: ci sono degli step nello sport, quando sei chiamato a fare il salto di qualità devi avere il coraggio di abbandonare il tuo "formatore" e acquisire quelle 2/3 skills da un giocatore che ha fatto il professionista, mettendole nel proprio "motore". Questa cosa nel Milan non ce l’ha nessuno. Perchè va bene, Maldini partiva come un dirigente senza esperienza mentre Massara sembrava una figura abbastanza in ombra, ma le loro competenze, insieme a quelle di Boban all’inizio, erano indiscutibili: quel Milan l’hanno progettato loro. Noi siamo abituati, in Italia, a vedere i risultati dopo una settimana, ma i risultati arrivano solo quando c’è un progetto serio. Si può lavorare sul futuro, si può provare a prendere ad esempio Olmo, che era già un giocatore del Milan, salvo poi scoprire che la firma per prendere determinati giocatori aveva un plafond imbarazzante, perchè tutto passava dal signor Gazidis. Bisogna conoscere certe dinamiche…”.


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