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Galli: "Bartesaghi è un ragazzo consapevole del proprio talento e dell’impegno necessario per allenarlo affinché potesse mettersi in mostra alla Scala del calcio"

di Manuel Del Vecchio

Le prestazioni di Davide Bartesaghi hanno colto un po' tutti di sorpresa, con il classe 2005 che è riuscito a ritagliarsi un bello spazio nel nuovo Milan di Max Allegri. Il terzino, molto giovane, ha comunque già una discreta esperienza tra i professionisti grazie alle partite in Serie C col Milan Futuro.

Filippo Galli, storico difensore rossonero, nel suo editoriale per MilanNews.it parla delle qualità determinanti per un corretto percorso di crescita quando si parla di giovani ragazzi: "Già dalle sue prime apparizioni in Serie A (lo scorso anno ha giocato nel Milan Futuro, un progetto migliorabile, ma forse non del tutto inutile) è cominciata la corsa della stampa calcistica e degli addetti ai lavori a scoprire a chi vadano i meriti dell’ascesa di Davide: allo scout che l’ha segnalato, a quello che l’ha seguito, a chi ha contattato i genitori per proporre loro l’ingresso nel settore giovanile magari dovendo illustrare e spiegare le ragioni affinché ragazzo e famiglia, che sono di Erba, accettassero il progetto formativo rossonero e non quello di altri club prestigiosi della Lombardia, in cui oggi dovremmo includere anche il Como. Aggiungiamoci gli allenatori e tutte le figure professionali che Davide ha incontrato nel suo percorso, compreso l’agente o procuratore che dir si voglia. E non dimentichiamo, altrettanto importanti, la famiglia, le amicizie, i compagni di squadra e quelli di scuola, magari i primi coinvolgimenti sentimentali e, più in generale, il contesto in cui è immerso.

Sono, infatti, tutti questi elementi, incontri e frequentazioni a muovere le emozioni, a stimolare il pensiero, a indirizzare la personalità in una direzione costruttiva o distruttiva. Elementi che, nella mia visione del calcio e della persona-atleta, non possono essere separati dalla tecnica, dalla tattica o dall’atletismo: tutti, di fatto, concorrono a determinare l’efficacia in campo del giocatore. Certamente la maggiore responsabilità è in capo alle figure adulte che possono indirizzare in un senso o nell’altro l’educersi del talento e la conseguente traiettoria di carriera del giocatore. A questa responsabilità non può sottrarsi però l’atleta stesso che, seppur indirizzato dagli adulti, deve personalmente e progressivamente fare delle scelte: nei comportamenti, nelle azioni in campo e fuori dal campo, quali persone seguire e da quali prendere le distanze.

Bartesaghi è esattamente questo. Un ragazzo consapevole del proprio talento, dell’impegno necessario per allenarlo affinché potesse (no, il talento non basta a sé stesso) un giorno mettersi in mostra alla Scala del calcio. Ora occorre dare continuità sapendo che i processi di crescita subiscono momenti di stasi, a volte regressione, per poi ripartire verso l’alto".


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