Davvero ci si accontenta di una sconfitta con mezzora di forcing senza gol? Non è accettabile vedere un Milan sbarbato!
Il giorno dopo Bayer Leverkusen-Milan si può parlare di una partita dai due volti e da un solo risultato che qualche rimpianto al Milan lo fa sorgere, data l’ottima mezz’ora finale della squadra di Fonseca che ha messo in difficoltà i Campioni di Germania costringendoli ad una strenua e fortunosa difesa. Si può parlare anche dei pesanti torti arbitrali subiti dai rossoneri, tra cui il rigore non concesso a Loftus-Cheek nel finale per un calcione di Hincapié. Si può parlare di sfortuna, come sul pressing di Morata o sulla traversa di Theo. Ma non ci si deve dimenticare di parlare di una cosa: il Milan non ha giocato a calcio per un’ora.
Milan sbarbato
Lo ripeto perché deve essere chiaro: il Milan a Leverkusen non ha giocato a calcio per un’ora e si è acceso solo e soltanto dopo il gol subito sull’ennesima occasione concessa ai tedeschi. Ed è una realtà oggettiva che non può e non deve assolutamente passare in sordina. Il Milan non è più quello sbarbato di Anfield o dell’Atletico Madrid di Cakir al ritorno in Champions dopo anni. E allora non si può accettare una mentalità da sbarbatelli: non si può accettare di entrare in campo con la paura di prenderle, timidi, senza coraggio, senza la personalità per incidere, lasciando un'ora di calcio ad avversari sì forti, ma non certo irresistibili, come mostrato dall'ultima mezzora di forcing.
Nel post partita di SkySport, Fonseca ha dichiarato quanto segue: "È mancato il risultato, ma da quando sono qui questa è la partita più bella che abbiamo fatto. Sono soddisfatto per il coraggio e la prestazione”. Mi permetto di non concordare col mister. La prestazione è stata buona solo nell'ultima mezzora e, soprattutto, io non ho visto coraggio (anzi!), se non nella doverosa reazione dopo l'1-0 di Boniface. E, comunque, mezzora fatta bene, ma senza gol, non può bastare, perché il risultato quello era e quello è rimasto e la classifica quella era e quella è rimasta.
Non accontentarsi
Quindi: positiva la reazione nella mezzora finale, ma guai ad accontentarsene. Lo fanno le squadre, con tutto il rispetto, sbarbatelle, alla prima esperienza in Champions League, che certe notti le possono vivere solo sognando. Il Milan ha un'altra storia e un'altra ambizione. Una storia che impone un certo coraggio e una certa mentalità, non certo di non giocare a calcio per un'ora e svegliarsi solo dopo il gol subito. E proprio tale storia - che è il passato - e tali ambizioni - che fanno parte del presente - non permettono che ci si sente sollevati per una prestazione positiva dall1-0 in poi e che ha portato ad una sconfitta, la seconda in due gare, in Champions League. Poi, in fin dei conti, si può anche analizzare in generale quella mezzora, contestualizzandola nel percorso di crescita che c'è, effettivamente, della squadra, ma interessa poco: il Milan ieri ha perso ed è ultimo in classifica in Champions League.