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Coco: "Il primo provino lo faccio con l'Inter, ma io scelsi il Milan dopo che mi dissero che era interessato a me"

di Lorenzo De Angelis

Nella nuova puntata del podcast del Milan Unlocker Room è intervenuto l'ex rossonero Francesco Coco, che ha vestito la maglia del Diavolo dal 1993 al 2001, facendosi tutte le trafile delle giovanili fino ad arrivare alla prima squadra: "Il primo provino lo faccio all'Inter. Io dopo il primo tempo andai da mio padre ed ero praticamente già preso. Il giorno dopo mi dissero che c'era il Milan, e ovviamente io avevo dato priorità al Milan. Ti parlo del '91". 

Sul suo (breve) periodo nel settore giovanile del Milan
"Nel '93 mi allenavo già con la prima squadra ma ero in Primavera. Di settore giovanile del Milan ho fatto 3 anni e mezzo". 

Sulla chiamata del Milan
"Mi avevano detto che anche il Milan voleva propormi il provino per vedermi, e da lì scelsi il Milan. Però il primo provino fu all'Inter". 

Sul rapporto con Capello
"Per me non era assolutamente facile, perché gli anni cambiano, e il ragazzino quando si affacciava alla prima squadra, quindi quando veniva chiamato ad allenarsi con la prima squadra, era come se fosse un corpo estraneo. Ce tu sei qua solo perché qualcuno ti ha...muto, zitto, devi sistemare tutto. Finito l'allenamento ti mettevi, palleggi, tecnica e dopo risistemavi tutto. E secondo me era anche bello perché comunque ti facevano capire che non eri nessuno. Io ho avuto la grande fortuna, ma in generale, nel mondo, quando mi sono allenato per la prima volta con il Milan, con la prima squadra, era il Milan devi invincibili, cioè dove in ogni ruolo c'era praticamente quasi il più forte al mondo". 

Sul suo primo anno al Milan
"Io nel mio primo anno da tesserato Milan, io, da solo, perché ovviamente erano orari diversi, mi spogliavo nello spogliatoio della primavera. Mi allenavo con la prima squadra, facevo parte della prima squadra, ma Capello non mi diede il posto nello spogliatoio". 

Coco e l'aneddoto su Capello
"Arrivo all'allenamento, negli spogliatoi. Ovviamente ero ancora in fase di sviluppo, e avevo un male al tallone non riuscivo a metterlo giù, a camminare. Quindi cosa faccio, vado da Ginco Monti e gli chiedo "Dov'è Italo (Galbiati, ndr)?". Vado e gli dico: "Mister io non riesco a camminare, non riesco a mettere giù il piede, non riesco ad allenarmi". E lui mi ha detto: "Andiamo e lo diciamo al mister". Io pensavo che lo dicesse lui (ride, ndr). Morale della favola: prendiamo ed andiamo negli spogliatoi. Usciamo e vedo a centrocampo già Capello, ed io già l'ansia. Arriviamo lì e gli diciamo tutto. Il mister vicino a me dice: "Non riesci ad allenarti? Vai a fare le cure". Mi giro, tranquillo e vado. Faccio le cure, c'è allenamento, finisce allenamento, faccio la doccia, viene Capello, mi vede, e dice: "Domani con la Primavera". Io feci due settimane con la Primavera". 

Sul suo addio al Milan
"Il Barcellona mi voleva già a giugno, ma venni definito incedibile. Il problema venne con Terim. Arrivò Terim e litigai subito pesantemente con lui. Non mi piaceva come persona, come allenatore. Come si evoluto il tutto? Arriva, facciamo la preparazione e subito c'era questo attrito tra me e lui. Lui non piaceva a me, io non piacevo a lui, ce lo dicevamo tranquillamente. Lui subito appena arrivato mi disse: "Io Paolo non lo vedo da centrale ma più da terzino sinistro". Preparazione, precampionato, ovviamente, Paolo centrale, io a sinistra, giocai sempre, però io avevo questo sentore che non mi piaceva. Prima partita di campionato a Brescia, improvvisamente mi mise in panchina. Arrivò Galliani, io arrabbiato perché dovevo giocare, perché non devo giocare? In quel momento dovevo giocare, non per presunzione o niente, io devo giocare. Se sto male non gioco, sennò dovrei giocare io cavolo. Non mi fece giocare. Primo tempo perdiamo 2 a 0, entro nel secondo tempo, 2 pari. Da lì decisi "Adesso devo andare via". Andai dalla società, purtroppo, e dissi "Voglio andare via". Ovviamente il Barcellona aveva chiuso a livello di budget, aveva deciso di pagare il prestito e poi il riscatto, il 16 marzo. Io andai per l'istinto, ma per me il Milan è il Milan, è casa mia".  


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