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Big in fuga. L'Italia non è un paese per... campioni

di Antonio Vitiello
Fonte: di Raimondo De Magistris per TMW

Thiago Silva è solo l'ultimo. L'esodo appare inesorabile e non sembra arrestarsi. Non è bastato il crollo nel Ranking Uefa (attenzione al Portogallo nella prossima stagione) per dare il via al dietrofront e fermare la fuga dei talenti dal campionato italiano. Una fuga nemmeno troppo lenta che sta riducendo in maniera importante il ruolo dell'Italia pallonara nel panorama internazionale.

Per non andare troppo indietro negli anni, partiamo da quattro estati fa quando il Milan - anche allora protagonista in tal senso - annunciò la partenza di Ricardo Kakà. Un tira e molla durato sei mesi col brasiliano che, dopo aver rifiutato il City, accettò la corte del Real Madrid. Nella casse rossonere poco meno di 65 milioni di euro. Una cifra quasi interamente usata per ripianare il deficit societario. In entrata, infatti, Galliani non annunciò grandi acquisti. Solo Klass-Jan Huntelaar - via un anno dopo - e Thiago Silva, difensore già acquistato sei mesi prima dalla Fluminense per dieci milioni di euro. Fu l'estate dell'ultimo grande mercato dell'Inter, della magia di Branca che con la cessione di Zlatan Ibrahimovic - destinazione Barcellona - riuscì ad accaparrarsi Samuel Eto'o e a ricavare un conguaglio economico importante che permise all'Inter di acquistare calciatori come Wesley Sneijder e Diego Milito, protagonisti assoluti della futura conquista della Champions League.

L'estate successiva, in tal senso, è stata solo di transizione. La Juventus rinnovò profondamente la rosa congedando calciatori che hanno fatto la storia recente bianconera come Cannavaro, Camoranesi e Trezeguet per aprire un nuovo ciclo. L'Inter ha dato vita a un'inspiegabile immobilismo, mentre il Milan aveva ridato entusiasmo e credibilità al mercato italiano col ritorno di Zlatan Ibrahimovic e l'acquisto dal City di Robinho. Salvatore Bocchetti al Rubin Kazan e Aleksandar Kolarov al Manchester City gli unici addii di un certo rilievo.

Un fuoco di paglia. L'estate 2011 infatti - sei mesi dopo il saluto di un Ronaldinho in caduta libera - ha sancito in maniera definitiva che l'Italia non è più al centro del mercato continentale. Via i due giovani più importanti esplosi durante la Serie A 2010/11: Javier Pastore - passato alla corte degli sceicchi dei Psg - e Alexis Sanchez, acquistato dal Barcellona per oltre 40 milioni di euro. Due giocatori seguiti a lungo anche dalle big italiane che hanno preferito trasferirsi fuori dai nostri confini per consacrarsi definitivamente. Saluti anche a Domenico Criscito, difensore nel giro della Nazionale che piaceva non poco anche al Napoli.
E le big? Nessun grande colpo in entrata, con l'Inter che s'è privata del suo bomber più importante: Samuel Eto'o, centravanti camerunese passato in Russia all'Anzhi Makhachkala per guadagnare più di tutti i suoi colleghi. Jeremy Menez, Cristian Zapata e Fernando Muslera hanno fatto solo da contorno a tutto ciò.

Questa estate, come noto, è partita sotto la peggiore stella. Ezequiel Lavezzi e Thiago Silva mercoledì saluteranno l'Italia per trasferirsi al Paris Saint-Germain. Zlatan Ibrahimovic è alle prese con un futuro ancora tutto da decifrare, mentre per Stevan Jovetic prepariamoci a breve a un assalto dalla Premier League. Big in fuga, quindi. Il calcio che conta non è più in Italia.


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