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Biasin sulle scelte di Fonseca: "Non è il preside di una scuola media, ma un tecnico che deve portare risultati"

di Enrico Ferrazzi
Fonte: di Fabrizio Biasin per tuttomercatoweb.com

Ho visto il Milan perdere la sua identità, quella di un club che ha storicamente spiegato agli altri “come si fa” e ora si ritrova a non sapere come si organizza una festa. O a fottersene, che è pure peggio. Una proprietà assente nel giorno dei 125 anni è una proprietà che se ne fotte e la scusa ufficiale (“lasciamo spazio a chi ha scritto la storia”) è credibile come l’offerta dei divani che scade puntualmente ogni domenica.
Una dirigenza che si presenta alla cena per i festeggiamenti e entra dalla porta secondaria è una dirigenza che si commenta da sola, un’organizzazione che sceglie di “apparecchiare” un red carpet di fronte ai suoi tifosi inferociti, pure. Sembra tutto fatto a caso o con estrema superficialità. E “sembra” lo mettiamo perché in fondo siamo a due passi dal Natale.

A tutto questo aggiungiamo la gestione di un tecnico, Fonseca, che ha tante ragioni (è solo, altroché se lo è) ma ha anche il torto di aver proposto costantemente formazioni più deboli rispetto a quelle potenziali. E lo ha fatto per questioni disciplinari, per carità, solo che lui non è il preside di una scuola media, è un tecnico che deve portare risultati. E i risultati non passano dalle punizioni ai giocatori più forti, ma dalla capacità di farsi seguire da lor signori. Qua e là gironzola sempre la stessa stucchevole domanda: “Di chi è la colpa?”. E la risposta è l’unica cosa veramente chiara di questo momento in casa rossonera: di tutti.


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