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Tormentone Pato: ecco perché resterà in rossonero

di Giulia Polloli
Giulia Polloli

Manca un solo giorno e questo 2011 passerà alla storia. L’anno del diciottesimo scudetto del Milan, l’anno di Ibrahimovic, trascinatore gagliardo senza paura. L’anno di Cassano, arrivato a Milano dopo le liti doriane e tornato ad essere il fuoriclasse che tutti amano: solo un infortunio poteva fermare il talento barese, proiettato comunque a vestire ancora per un po’ i panni del protagonista del nostro calcio. Un nuovo anno è dunque alle porte, come alle porte è il calciomercato che infiamma animi e umori.
Il Milan si sta muovendo in modo deciso e senza troppi preamboli per assicurarsi le doti tecniche di Tevez, l’ennesimo bad boy che troverebbe pace e futuro assicurato tra le mura di Milanello. Galliani è disposto agli straordinari pur di accaparrarsi la pedina vincente immessa all’ultimo sullo scacchiere dalle liti dell’argentino con Mancini. Già, perché prima dell’ipotesi Tevez, gli emissari rossoneri avevano messo gli occhi sul talento di Maxi Lopez, poco sfruttato nell’esordio in campionato da Montella, sempre più vicino comunque all’addio da Catania. Destinazione incerta, futuro certo: Maxi Lopez è anch’esso un talentuoso da far esplodere, forse ha bisogno di un palcoscenico più ambizioso rispetto a quello offerto dal Catania. Il Milan l’aveva nel mirino anche perché Maxi potrebbe essere inserito nella lista Champions, in un reparto che, se dovessero partire Inzaghi ed El Shaarawy, mancherebbe di rinforzi in vista di un obiettivo europeo che non ha nessuna intenzione di fermarsi al prossimo turno. Con tutta la stima e la profonda ammirazione per Ibrahimovic, Robinho e Pato, i tre non potrebbero far tutto da soli. Basterebbe un’influenza per lasciare Allegri in panne, un po’ come successe lo scorso anno in primavera.
Inoltre le recenti voci arrivate da Parigi, sembrano voler coinvolgere Pato in uno degli affari che si potrebbe denominare “del secolo”.  Sospinto molto probabilmente dall’affetto nei confronti del suo mentore Leonardo, stuzzicato dall’idea di poter tornare agli ordini di un allenatore con cui non ha mai avuto problemi di comunicazione, Pato è entrato di diritto nel mirino del PSG, pronto a fare spese folli per lui. In altri momenti la notizia non avrebbe destato che un po’ di ilarità. Mentre dopo le dichiarazioni di Alexandre su Allegri, dopo la fatica nel rientrare nei ranghi, nonostante la media gol spaventosa, le voci che si rincorrono sull’asse Milano- Parigi, non fanno dormire sonni tranquilli. Lo spettro della cessione di Kakà, sospesa a gennaio per poi diventare definitiva a giugno, aleggia ancora su via Turati, ma soprattutto sulla curva Sud di S.Siro. Perché Pato fa parte dei sogni rossoneri, esattamente come lo fu Kakà e dunque le offerte faraoniche che lo interessano da vicino, fanno tremare la terra sotto ai piedi di milioni di tifosi. Ma davvero il Milan potrebbe privarsi di Pato? Sposo in pieno la teoria del collega e maestro Carlo Pellegatti. Il Milan ha bisogno di Pato, perché è un fuoriclasse che, con i suoi poco più che vent’anni, potrebbe davvero entrare di diritto nella storia del Milan e ricoprire di allori le sfide rossonere. Inoltre è un giocatore da Champions, il reparto offensivo disponibile in Europa lo vede tra i titolari inamovibili. Ovvio, caratterialmente ha dimostrato di dover crescere ancora, lo hanno dimostrato le sue recenti dichiarazioni. Un talento come il suo deve essere messo a servizio della squadra, in ogni istante. Non trovo possibile l’atteggiamento dimostrato da Pato nel dire che se non migliora è a causa del problema di dialogo con Allegri che, pur non essendo contento di lui, non gli mostra la strada da percorrere. Tornando alla mera età anagrafica, un ragazzo così giovane ha ovviamente bisogno di un maestro. Ma Pato ne ha altri dieci in campo e almeno altrettanti in panchina. Non è riuscito a sfruttare l’opportunità unica di emulare un perfezionista come Ibrahimovic. Questa non è mancanza di dialogo, ma di stimoli intrinseci.
Rimango dell’idea che Pato abbia bisogno di continuità e vittorie, di gol ed ovazioni per innamorarsi a titolo definitivo del Milan e non solo di una sua parte. Dunque, ricapitolando: Pato non deve essere ceduto, né ora né a giugno. Il suo talento è indiscutibile, la sua unicità lo rende protagonista anche quando le cose si mettono male. Ha bisogno di crescere, ha bisogno di stimoli e continuità. Soprattutto il Milan non può e non deve ricadere nell’errore fatto con Kakà, salvo poi sperare nel miracolo per riavere il giocatore in rossonero. Pato è un fuoriclasse che necessita di una guida paterna, Allegri ora è stato chiamato in causa, sarà lui a dover risolvere il problema. Pato serve al Milan, ma il Milan serve a Pato dunque: perché di giocatori che possono fare gol ne è pieno il mondo, ma di squadre che possono aiutare il ragazzo a crescere senza mai lasciarlo solo ne esiste solo una. Pato resterà al Milan perché è un fuoriclasse, perché è su di lui che il Milan del futuro può, ma soprattutto deve essere costruito. Lasciarlo partire vuol dire non crescere, lasciarlo partire vuol dire dare un calcio in faccia al futuro rossonero. Il Milan non può commettere una leggerezza di questo tipo in un periodo in cui le nuove leve del calcio non hanno il tempo per farsi le ossa nelle grandi squadre: di conseguenza il talento del giovane brasiliano appare ora più che mai la “prima pietra” su cui costruire un nuovo palazzo. Il nuovo anno porterà lumi anche su questa questione, il 2012 sarà ricco di sorprese magari già nei primi giorni dell’anno. Il Milan è affamato di gloria, consapevole di dover intervenire in rosa per poter svettare su tutti in  ogni competizione. Il primo verdetto sarà affidato alla partita contro il PSG, al caldo degli Emirati e con gli occhi degli emiri puntati sui gioielli rossoneri. E la sensazione è che la partita bisognerà vincerla non solo sul campo.


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