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Schweinsteiger in pole, Cassano gioca le sue carte e Raiola fa ammenda. Apertura a Bale?

di Giulia Polloli

Ora il gioco si fa duro, durissimo: l’aggravante è il minor tempo a disposizione per sedersi tranquillamente nella stanza dei bottoni e rivedere le strategie per andare a vincere. L’addio a Fabregas ha lasciato un triste strascico nel mercato rossonero, un po’ di amaro in bocca ai tifosi, un senso di non infallibilità nei dirigenti rossoneri. Come ha giustamente scritto Biasin nell’editoriale di ieri, la stranezza dell’operazione sta nel fatto che un giocatore richiesto a livello mondiale, che sarebbe stato ricoperto d’oro e di euro sonanti, ha seguito il cuore e non il portafoglio. Una stranezza nel calcio moderno. Ma forse, qualcun altro sarebbe disposto ad operare lo stesso drastico destino su se stesso, pur di tornare  a casa. E sto parlando nuovamente, forse in modo annoiante per qualcuno, della possibilità che anche il figliol prodigo Kakà torni tra le braccia amiche del Diavolo, dopo l’esperienza non proprio positiva in quella squadra che di “galacticos”, allontanandosi dall’etimologia vera della parola, ha solo il nome. Mourinho e Kakà non hanno trovato il giusto feeling, il Real è infarcito di altri talentuosi e soprattutto la sfortunata stagione spagnola dell’ex rossonero è stata funestata dagli infortuni. Insomma, dopo aver tanto scritto sull’epopea Fabregas, ora non voglio iniziare un’altra storia promettendo un lieto fine, ma, se di lieta novella si può parlare nel caso Fabregas, allora qualche somiglianza balza agli occhi nel ripercorrere il destino di Kakà. Ci ha messo otto anni Fabregas a tornare a casa, a Ricardino nostro potrebbero bastare solo due stagioni per illuminare nuovamente lo stadio di S.Siro con le sue magie.
Un Milan che però continua a smentire un reale interesse verso questo epilogo, vuoi per le difficoltà legate alle differenze economiche dei trattamenti contrattuali tra Spagna e Italia, di cui Galliani ha ormai parlato fino allo sfinimento, vuoi perché i ritorni in patria, le famose minestre riscaldate, non sempre vanno a buon fine. Io sarei felice di rivedere Kakà in rossonero, non solo per il suo talento innegabile, ma perché sarebbe un ulteriore forte segnale per questo calcio moderno legato solo al “dio soldo”, senza più bandiere, senza più amore per una maglia. Mi è capitato di rivedere alcune scene dal film “Il grande Torino”. Certo i tempi erano diversi, certo gli uomini e lo stile di vita erano diversi, ma il calcio e l’amore per questo sport è rimasto immutato. Fiumi di persone si ritrovano sugli spalti per vedere una partita di pallone, ragazzini rincorrono il sogno di indossare maglie prestigiose, ma non appena entrano nel circuito del professionismo si vendono al miglior offerente.
E lo dimostrano molti casi di mercato che in questi giorni stanno movimentando le cronache calcistiche. La proposta per Eto’o non è certo di aumentare il prestigio del giocatore, ma semplicemente un ingaggio faraonico che chiaramente diventa impossibile rifiutare. Probabilmente vivo ancora le emozioni di quelle scene viste in tv, di quelle storie lette sui libri di Brera, di quel calcio che ha accompagnato la mia infanzia. Forse devo scrollarmi di dosso queste emozioni pure e ributtarmi con energia nel presente, nel calciomercato rossonero che deve trovare la soluzione al mister X ormai accasato. Devo tornare a pensare a questo Milan che ha voglia di ritornare protagonista in Europa e che di certo non si fermerà di fronte a nulla: mancato un obiettivo Galliani ne ha già pronto un altro: questo è chiaro. Ma ora è ancora più difficile delineare un nome certo, una pista univoca.
Stando alle prime voci i rossoneri si stanno riavvicinando all’idea Bastian Schweinsteiger, che mai aveva chiuso le porte alla corte rossonera. Bisogna solo capire le intenzioni del Bayern impegnato nel preliminare di Champions. Galliani, oltre ad aver smentito categoricamente l’ipotesi Kakà, per le problematiche già edotte, ha ricordato che il Milan non si priverà di Cassano. Sceso in campo nella sua Bari con la fascia da capitano ha dato prova di poter cambiare le sorti del suo destino. Allegri è contento e rinnova la stima nelle potenzialità del barese. Questo vuol dire che il reparto offensivo è al completo, nonostante i rumors vogliano Balotelli partente dal Manchester in direzione Milano. Raiola deve pur farsi “perdonare” il fallimento e quindi di certo sarà il catalizzatore di altre importanti attenzioni nei prossimi giorni. Anzi, sembra che la sua avventura inglese non sia legata solo ai movimenti ipotetici di superMario. Perché dopo il no di Fabregas, potrebbe tornare in auge quel famoso esterno sinistro di cui il Milan sembra avere così bisogno. E in quel ruolo c’è sempre Gareth Bale, l’uomo che mise in ginocchio l’Inter, il giocatore che ricorda il calcio di Serginho, il talento che tanto piace anche ai tifosi. Ogni strada è aperta dunque. Sono solo 13 i giorni che ci separano dalla chiusura del calciomercato e di certo il Milan non si accontenterà di un botto, ma vorrà coronare la sua danza trionfale con fuochi d’artificio.


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