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Manca Boateng, l'unico esperimento riuscito di Allegri. Ma l'anno scorso questi rigori al Milan li davano...

di Gaia Brunelli

Perde male, molto male, il più brutto Milan della stagione, forse dopo quello visto contro la Juve e, nel derby, contro l'Inter. Abulico, spento e svuotato di ogni tipo di idea, l'11 rossonero stenta a trovare ritmo e velocità. Ma secondo Allegri non è una novità. “Ci manca la cattiveria ma non solo da stasera”, ha spiegato nel post partita il tecnico toscano. E allora perché non cambiare l'inerzia prima, verrebbe da dire, magari negli allenamenti durante la settimana. L'errore di Damato e del suo assistente Maggiani che hanno attribuito a El Shaarawy un fallo di mano in area commesso invece da Dias è clamoroso e francamente inconcepibile, visto che non c'era nemmeno la neve a offuscare la vista della terna. Da solo, però, non può giustificare il passo falso del Milan. La prima, triste, verità è che se Ibrahimovic non gira il Milan si trasforma in una squadra normale, anzi forse anche facilmente battibile utilizzando delle banali accortezze tattiche. Così come, al contrario, il campionato si sta trasformando in una ricorsa forse già troppo ardua con la Juve pronta ad andare a più quattro. Inoltre gli esperimenti tattici di Allegri con il tridente iniziale composto da El Shaarawy, Robinho e Ibra fanno fatica a trovare i meccanismi giusti. Non funzionano proprio, invece, i cambi con il ritorno all'antico con Seedorf trequartista. L'ingresso di Emanuelson poi non ha certo dato la scossa e men che meno quello di Maxi Lopez nel finale. L'argentino, forse, a esagerare, di palloni, ne ha toccati tre. Inevitabile che il pensiero voli a Manchester dove Tevez sta ancora cercando di affrontare il suo futuro con la delusione di non essere a Milano. Con un deus ex machina in più, innanzitutto, le opportunità di sbloccare il risultato in una sfida chiusa come quella di Roma sarebbero aumentate parecchio e poi, non si può nasconderlo, l'entusiasmo che avrebbe portato uno come l'Apache sarebbe stato un toccasana per un ambiente che sembra assopito. A questo punto è chiaro che il genio di Ibra non basti, soprattutto se di fronte c'è una squadra organizzata e dotata di individualità di talento. Il Milan deve augurarsi di ritrovare presto il miglior Pato, tanto solista quanto indispensabile, in grado di prescindere dall'umore di Zlatan, mentre Allegri deve, soprattutto, sperare di riavere presto in campo la forza fisica e mentale di Kevin Prince Boateng, finora il vero esperimento riuscito del tecnico toscano.


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