Kakà-Diarra: una matassa che solo Riky può districare. Benvenuti Niang e Bojan, ma al Milan servono nuovi innesti di assoluta qualità
L’esordio negativo in campionato con la Sampdoria ha fatto suonare campane di allarme in casa rossonera. L’impalpabilità della formazione in campo ha messo in luce il reale tasso tecnico del Milan che, contro una formazione convinta, ma non certo irresistibile, ha faticato a costruire il gioco, da cui la difficoltà a proporsi concretamente in zona gol. Più che di sfortuna per i gol sfiorati, parlerei di fortuna nell’essere arrivati così vicini alla rete difesa in modo egregio da Romero. Questo non fa parte degli standard Milan. E’ ovvio. Ma di fronte allo sconforto letto nei volti dei giocatori rossoneri a fine gara, c’è da chiedersi quali potranno essere i movimenti di mercato che potrebbero almeno tamponare lo status quo.
E’ arrivata la firma di Niang, talento acerbo, già proiettato però nei piani della formazione di Allegri anche grazie al concomitante infortunio di Robinho. Il giocatore del Caen ha firmato un triennale e potrebbe già essere utilizzato nell’anticipo di sabato contro il Bologna. Ieri invece è arrivata la firma di Bojan, una trattativa lampo che ha coinvolto Roma e Barcellona e che si è concretizzata nel pomeriggio. Il reparto offensivo dunque è stato puntellato, ma non basta. Il Milan ha sofferto soprattutto a centrocampo, dove mancano qualità e intensità. Montolivo è stato schierato in una posizione poco consona alle sue caratteristiche: si fa di necessità virtù. Nocerino è apparso opaco, Flamini quasi non pervenuto, se non per qualche guizzo in area di rigore. I nomi che da più giorni rimangono sulle labbra dei tifosi sono quelli di Kakà e Diarrà. Peccato che la trattativa per riportare a Milano il brasiliano si sia arenata nella palude della fiscalità e di conseguenza anche l’arrivo del compagno madridista sembra ormai più lontano. Ma non si demorde. Nonostante le difficoltà sembra ci siano ancora spiragli sui quali agire, lo stesso Galliani che aveva dato per chiusa ogni pista, ha paventato l’ipotesi che sia tutto nelle mani di Ricardo. Non c’è altro da fare che aspettare l’epilogo di questo calciomercato estivo perché si sa, i colpi last minute possono sempre regalare grandi sorprese.
Nel frattempo il Milan si muove ad ampie falcate per capire quale alternativa proporre nelle stanze dei bottoni. I nomi più gettonati al momento sono quelli di Migliaccio del Palermo e di Nigel de Jong del City, in scadenza di contratto nel 2013 e quindi abbordabile almeno dal punto di vista della trattativa. Da Genova poi arrivano insistenti voci relative alla rottura tra Palombo e la dirigenza blucerchiata e il Milan rimane alla finestra anche in questa circostanza. Nonostante i due arrivi in attacco non si spengono le trattative per arrivare a Nicklas Bendtner dell’Arsenal, anche se la priorità di mercato sembra essere quella di chiudere per un giocatore in mediana, il reparto che, come sottolineato, ha mostrato le condizioni peggiori.
Dopo la prima giornata di questo campionato dunque, tutto in casa Milan sembra essere ancora work in progress, senza alcuna certezza sul futuro. Nonostante Allegri abbia dichiarato la sua ferma volontà di rimanere sulla panchina rossonera, ci sono voci insistenti che ne vorrebbero il cambio. Ma si sa, quando le cose non vanno, nonostante le colpe non siano completamente imputabili al settore tecnico, è l’allenatore a dover andare sul patibolo. In tutto il marasma estivo, concretizzatosi con le cessioni eccellenti, qualcuno vede anche delle colpe da parte del tecnico, troppo frettoloso, forse, ad acconsentire a certi movimenti in uscita. Uomini come Seedorf, Nesta, lo stesso Gattuso e a maggior ragione van Bommel potevano essere ancora utili a questa squadra, se non in prospettiva almeno per l’immediato presente. Ma si parla di anno zero, di rivoluzione, di giovani promettenti per costruire il Milan del futuro. Tutto bello e tutto giusto, peccato però che lo stato di fatto non sia stato almeno presentato come progetto. Nessuno avrebbe potuto imputare colpe a chicchessia se al momento della presentazione ci fosse stata una dichiarazione in tal senso. La contingenza della crisi economica che ha colpito inevitabilmente anche il mondo del pallone, avrebbe supportato una strategia di ricostruzione in prospettiva, se questa fosse stata almeno paventata. Invece le parole il girono del raduno hanno plasmato discorsi su un Milan competitivo su tutti i fronti, su una squadra che non vuole sfigurare, su un progetto di competitività ambiziosa che però, vista la prima sul campo, a conti fatti, stona con la realtà. Se dunque tutto viene rimesso in discussione in attesa della fine del calciomercato, bisogna solo sperare che i dirigenti rossoneri abbiano recepito il reale stato tecnico della squadra e soprattutto che abbiano individuato soluzioni adeguate per tornare ad essere realmente competitivi. Sperare è lecito, vista la storia del Milan, ma a volte le speranze diventano solo vani sogni, dai quali potremmo tutti risvegliarci presto, troppo presto.