Il Pazzo non basta, questo Milan non emoziona e non ha fame
C'è poco da fare, è troppo difficile riuscire ad appassionarsi a un Milan visibilmente ridimensionato. In difesa si stringono i denti, ma sono più le sofferenze delle gioie. A centrocampo si soffre con Nocerino che sembra il fratello scarso di quello della scorsa stagione. In attacco El Sharaawy con 19 anni sulle spalle dovrebbe spaccare tutto, invece si nasconde e in 70 minuti non fa registrare un solo tiro in porta. A emozionare c'è qualche giocata di Boateng e i tre gol del Pazzo che salvano il Milan. Troppo poco. Oltre alla mancanza di qualità, la preoccupazione è anche l'assenza di gioco e di condizione. Ieri a San Siro Inter e Roma correvano e tanto. Andavano tre volte di più rispetto ai rossoneri. Allo stato attuale delle cose, la squadra di Allegri non farebbe una gran figura se affrontasse una delle due. Il Milan è lento e disordinato. Sembra un'accozzaglia di giocatori un po' lì per caso. L'impressione è che ci sia da lavorare e tanto. Allegri lo sa, è ben conscio del fatto che si debba ripartire da zero. Ecco perché i 3 punti contro il Bologna sono stati fondamentali: trascorrere la sosta in serenità è la cosa migliore per il gruppo che deve rinforzarsi sul piano tattico e fisico. La Juventus non ha in squadra dei fenomeni, anzi sulla carta potremmo anche discutere su chi ha la rosa migliore, ma la differenza è che i bianconeri corrono, si divorano il campo e gli avversari. Hanno fame e convinzione. Al Milan tutto questo manca. Non so chi sarà in grado di instillare fiducia in questo gruppo orfano dei propri campioni e dei propri senatori, ma di certo qualcuno deve farlo. Bisognerebbe prendere esempio da Niang. Il francese è entrato in campo per 3 minuti al Dall'Ara e al triplice fischio gli giunge un pallone spiovente, lui, anziché lasciarlo andare o prenderlo in mano per consegnarlo all'arbitro, va a colpirlo di testa in avanti con la partita già terminata. La voglia, la fame e la convinzione di questo ragazzo devono essere l'esempio per tutti gli altri. Questo è il segnale positivo di cui il Milan ha bisogno per crescere. In un campionato italiano tutto sommato livellato (dopo le partenze di Ibra e Thiago) i rossoneri possono ancora dire la loro, ma ci devono credere fino in fondo.