Il Milan alla deriva oltreoceano. Il silenzio di Berlusconi fa aumentare la paura
Con i se e con i ma non si scrive la storia. Questo adagio però sembra non prendere piede in casa Milan dove, ancora, si tentenna nella fase cruciale del mercato. Inzaghi lavora con il materiale umano a disposizione, in attesa che qualche miracolo rompa la monotonia delle dichiarazioni che arrivano dai piani alti di via Aldo Rossi. Se e solo se il Milan riuscirà a piazzare Robinho altrove, allora si potrà dare il via alla campagna acquisti per rinforzare una rosa che, ad oggi, non fa trapelare ventate di ottimismo. Con tutte le attenuanti del caso, compreso il rientro recente dei nazionali a pieno regime, la formazione guidata da Inzaghi è crollata sotto i colpi di Olympiacos e City uscendone con le ossa rotte. L’avanzato stato di forma degli avversari non può essere una scusante completamente valida per giustificare le due figuracce internazionali. In molti si interrogano sul senso di partecipare ad un tour oltreoceano, per poi incappare in risultati così pesantemente negativi. I rossoneri, a pochi giorni dall’inizio del raduno, si sono diretti verso il patibolo: perché non si può chiamare altrimenti l’avventura in terra americana. Che ormai gli interessi economici e d’immagine la facciano da padrone nella scelta della location per la preparazione estiva è un dato di fatto, ma che effettivamente questa sia stata la scelta più giusta per mettere le basi alla ricostruzione di una squadra che ha cambiato guida tecnica l’altro ieri, lascia tutti un po’ perplessi. Il lato positivo è la presa di coscienza del reale stato di non-forma della formazione di Inzaghi. Solo un profano può realmente pensare che questa formazione possa subire una metamorfosi senza qualche ritocco. Il tanto richiesto innesto di un esterno mancino potrebbe essere il primo passo per dare equilibrio al reparto offensivo, ma sarebbe solo il primo passo. L’esordio di Agazzi tra i pali è stato da dimenticare, così come la tenuta di una difesa che fa acqua da tutte le parti. Ma non basta: in prospettiva immediata, visto anche il calendario del nuovo campionato, c’è di che preoccuparsi anche per ciò che riguarda le dinamiche di centrocampo. Con Montolivo fuori uso si deve pensare a qualcuno che possa sostituirlo nell’immediato. La tenuta di De Jong è ciò a cui ci si aggrappa in momenti di crisi, Muntari ed Essien non possono essere i pilastri sui quali costruire le dinamiche tattiche di un gioco che dovrebbe proiettare i rossoneri verso un gioco fortemente aggressivo. Questo si evince dalla scelta del modulo voluto da Inzaghi. Senza liquidità immediata difficilmente si potrà tamponare questa situazione. Gli obiettivi di mercato rimangono fossilizzati su nomi già noti, che però non possono essere concretizzati immediatamente. Tutta “colpa” di Robinho? Ahimè no. Se anche il brasiliano dovesse trovare una squadra in grado di sobbarcarsi le onerose richieste, il tesoretto a disposizione di Galliani non potrebbe bastare per orchestrare mosse importanti nel finale di mercato.
E così rimaniamo nell’immobilismo più assoluto, in attesa, sempre, che qualche cosa sconvolga la situazione. E a questo proposito in molti stanno aspettando un intervento del Presidente, che di solito di fronte a queste figuracce mondiali, scende in campo per ridare almeno una speranza che qualcosa possa cambiare. Ma, il suo silenzio, si fa giorno dopo giorno sempre più assordante.