Da Sion arriva la ringhiata di Gattuso: Allegri potrà dormire sonni tranquilli?
Boia chi molla. Ecco dunque che le recenti ringhiate di Gattuso vengono sintetizzate in un detto tanto caro ai tifosi quanto ai leader veri. Dalla Svizzera Rino parla della sua decisione di indossare un’altra maglia come conseguenza dei tempi che cambiano, fuor di metafora, come conseguenza di una pressione che lo ha portato a mettere sui piatti della bilancia il rimanere al Milan lontano dal campo o continuare la sua carriera di giocatore altrove. “Mi sento ancora giocatore” ecco il motivo per cui Rino pialla la pelle rossonera per farle cambiare colore, per mimetizzarla con quella nuova maglia che ha indossato per portare a termine l’ennesima sfida sul campo. Le sue parole sono una frecciata ad Allegri, reo di aver accelerato i tempi della doppia decisione di dire addio a Milanello da parte di due giocatori come Nesta e Gattuso. Con il beneficio del dubbio, ovviamente, si potrebbe dunque ipotizzare che anche le scelte drastiche degli altri senatori rossoneri siano state dettate dallo stesso contesto. E poi ci sono i momenti di criticità aziendali che hanno ultimato il capolavoro. Le cessioni di Thiago e Ibrahimovic alla corte di Leonardo sono state dettate dalla necessità di far quadrare i conti a fine stagione, per almeno i prossimi tre anni. I dettagli della trattativa con il PSG per ibra sono ormai diventati quasi inezie, dunque i rossoneri si muovono per trovare un sostituto, almeno degno, in grado di non far rimpiangere le qualità inequivocabili che Zlatan aveva messo a disposizione della squadra di via Turati. Perché è pur vero che lo svedese non fosse un giocatore facile da gestire, ma il Milan non si è mai spaventato di fronte alle grandi imprese, soprattutto quando il gioco valeva la candela. Il talento incomparabile di Ibra ha permesso ad Allegri di vincere al suo approdo sulla panchina del Diavolo e lo scorso anno solo una serie di inconvenienti imprevisti hanno fatto mancare il bis nazionale. Eppure in questi momenti concitati tutto sembra ruotare solo attorno alle negatività di Ibra, al suo carattere burrascoso, alla mancanza di peli sulla lingua, alla sua sfacciataggine imperante che però l’ha reso, a volte suo malgrado, ancor più celebre. Lo chiamavano “Zingaro” per l’abitudine a cambiar squadra di sovente: spero che ora questo termine possa venir accantonato una volta per tutti. Lo Zingaro si era fermato, aveva trovato casa, ma destino ha voluto che questa volta la sua dipartenza affrettata sia stata causata da altre dinamiche.
E consentitemi un augurio al gigante di Malmoe, che nonostante tutto era di prepotenza entrato a far parte nel novero dei miei campioni. Spero che Ibra possa togliersi le soddisfazioni che mancano alla sua completa consacrazione, perché non sono solo le palate di soldi a fare la felicità degli uomini, senza motivazioni per cui lottare, senza obiettivi da raggiungere siamo tutti senza pace, su questa terra.
Ma torniamo ora al Milan, al suo mercato che ancora sembra essere diretto alle trattative in uscita. Il prossimo obiettivo per alleggerire il bilancio rossonero sembra essere Robinho, corteggiato platealmente dal Santos e presumibilmente prossimo partente.
Qualcuno nei giorni scorsi ha sollevato un dubbio lecito, estremizzandolo forse, relegandolo solo ad un singolo giocatore: che cosa ne penserà Cassano di tutto questo?
Io estenderei la domanda, in parte retorica, anche agli altri compagni, allo stesso Allegri e soprattutto vorrei capire quanti tifosi si stanno tirando indietro in questo momento, rispetto alla loro fede. I giocatori sono molto formali nel rispondere a questa domanda, sottolineando il peso di queste perdite, ma rincuorandosi vicendevolmente per ritrovare l’energia giusta con cui ripartire, fanno quadrato. Il Milan non è il singolo giocatore, ma il gruppo. La società guidata da Berlusconi ha dimostrato in più di un quarto di secolo di sapersi risollevare anche quando tutti la davano per morta. Galliani sta valutando le piste da seguire per trovare, appunto, dei rincalzi per i partenti. Per l’attacco la pista più battuta rimane quella che porta a Carlitos Tevez, che nonostante le dichiarazioni degli ultimi giorni rimane in cima alla lista dei desiderata. In alternativa, appoggiato anche dal tecnico rossonero, si parla di Dzeko che però, come il compagno, è stato blindato dalle parole di Mancini. Ovviamente Galliani dovrà lavorare per limitare i danni da una parte e le spese faraoniche dall’altra: ma il mercato è talmente lungo e ricco di colpi di scena che è difficile, ad oggi, poter annunciare qualsiasi strategia ben delineata. Come già sottolineato, più difficile sembra essere muoversi nel campo dei sostituti per Thiago Silva. I nomi che circolano ormai da tempo sono quelli di Astori, Balzaretti, che però è stato blindato dal neo-tecnico Sannino e Ogbonna, ai quali si vanno ad aggiungere quelli di Rolando, dal Porto e quello di Serdar Tasci dallo Stoccarda. Trattative complicate e appena abbozzate, con contropartite tecniche per il caso Rolando: Galliani avrebbe difatti messo nel calderone per la pozione magica atta ad aggiudicarsi le qualità del capoverdiano, anche il cartellino di Didac Vilà, il famos “chi era costui?” che rimane l’oggetto misterioso accasato a Milanello forse nel momento sbagliato. In attesa dunque di ulteriori sviluppi non resta che confidare nella buona sorte e nelle capacità dello staff rossonero. I proclami di vittoria non sono stati smentiti, questo comporta la costruzione di una squadra competitiva, del Milan che conosciamo per tradizione ed ambizione. E tornando a Gattuso e alle sue dichiarazioni, è lecito sottoscrivere un suo pensiero: Allegri potrà dormire sonni tranquilli?