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Chi sta decidendo qual è la squadra più forte? Platini, almeno il microchip!

di Gaia Brunelli

Mi ritrovo a scrivere un editoriale pensando che, tutto sommato, questo è un gioco. Il gran bel gioco del calcio. I love this game. Questo è il motto che arriva dall'America. Mi ritrovo a ricordare che i Mavericks, noto club di NBA, offre ai propri tifosi la Chalupa gratis (tipico cibo messicano) nel caso in cui la squadra segni 100 punti. Mi ritrovo a pensare che Toronto offre ai propri supporters un trancio di pizza, anche in questo caso se raggiunti i 100 punti. L'altra sera Toronto stava perdendo di almeno 20 punti, ma nei minuti finali è arrivato il canestro dei padroni di casa che ha permesso di superare i 100. Il palazzetto è esploso di gioia. Nonostante tutto. Nonostante la sconfitta. Questo in Italia è improponibile. Immaginatevi per un attimo il derby di Milano. Il Milan offre la pizza se segna almeno 3 gol. Poniamo il caso che alla fine vinca l'Inter 4 a 3. Quanti rossoneri sarebbero contenti della pizza gratis? Capisco e riconosco che questo sia un discorso molto retorico, ma le continue polemiche che popolano il mondo del calcio stanno davvero varcando i limiti del ridicolo. Forse sarebbe davvero meglio giocare solo la Champions League, lì c'è l'arbitro di linea e soprattutto "spesso" c'è una terna competente. Ho virgolettato l'avverbio proprio perché ormai in Italia è merce rara e perché l'errore, se umano, capita a tutti. Ma francamente il fuorigioco fischiato a Boateng è di uno che non sa fare il proprio lavoro perché non conosce il regolamento. Non si può parlare di errore umano, ma di ignoranza e incapacità. E, a causa di queste enormi sviste, purtroppo il calcio è molto lontano dall'essere ritenuto un gioco. Così non lo è più. Diventa una guerra mediatica, di nervi. Stiamo assistendo nuovamente all'immagine delle manette di Mourinho. Stiamo tornando al livello infimo di polemiche e contestazioni che fanno dimenticare i giudizi tecnici e tattici su quale squadra sia davvero la più forte. Negli anni in cui l'Inter ha vinto il campionato per parecchie stagioni di fila, si è detto di tutto. Chi diceva che non aveva avversari perché penalizzati, chi parlava di scudetti di cartone. Ma alla fine tutti convenivano sul fatto che avesse vinto la più forte. Non c'erano dubbi. Ed è lo stesso motivo per cui la Juve rivendica gli scudetti revocati. Sono stati vinti sul campo da una squadra che era nettamente più forte delle altre. Anche qui non c'erano dubbi. Peccato poi per chi ha rovinato tutto. Quest'anno però l'incompetenza arbitrale e la continua ostinazione a non volersi migliorare, potrebbe nuovamente falsare un campionato. Credo di non dire un'eresia sostenendo che il Milan, esattamente come l'anno scorso, anche quest'anno è la squadra più forte. La Juve corre, lotta, ha tanta fame e gioca un bel calcio, ma come squadra è inferiore ai rossoneri. L'anno prossimo chissà... Se in Champions League il famoso fattore "c" è più che mai fondamentale (ne sa qualcosa il Milan nel 2007), in campionato la fortuna gira e va a intermittenza, esattamente come gli episodi a favore e contro. Ora, però, qualche errore di troppo sta creando un disagio e un senso di malessere sul quale bisogna riflettere. Perché non proporre i challenge come nel football o nel tennis. Tre per tempo per ogni squadra. Il club decide quando chiamare il challenge su azioni dubbie. Si potrebbe provare in estate con le amichevoli. Forse è una proposta un po' ardita, soprattutto per chi continua a schierarsi contro la tecnologia. Ma per favore, signor Platini, con l'Adidas e la Nike che al giorno d'oggi producono palloni veloci, lenti, gialli, verdi, zigrinati, a pois, a righe, a rimbalzi ritmati, idrorepellenti, infuocati, non si riesce proprio a far sì che ci mettano anche un microchip?


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